90 MARCO CORNARO Dappoi che i dicti zentilhomeni presero la dieta parte, quelli iterum volse haver el parer de li inzegneri e mandò per dicti e facte più sorte de disputation circha l’andar de la Brenta a Chioza per la via de la Cor boia, ala qual opinion tuti se aderiva per non vastar la via de andar a Padoa et etiam per non perder le aque per Venesia. E comenzò a domandar a maistro Antonio da Selvele el suo parer, el qual per niente non voleva consentir a tal opinion. E fra l’altre lui produsse questa, digando : Sig:nori, la razon non voi per niente che laqua se possa mover senza pendente et chi volesse forzar quella, la convien per forza de arzeri et in quella trovarse la sua cazuda, et adduse in proposito, digando: Signori, vardè a Lizafusina 1’arzere che è mia do longo, quello alza la Brenta pie 3. Chi rompesse l’arzere de Lizafusina, la Brenta se avalizerave cum el salso. Adunque per esser quella conducta per 1’ arzere de mia do, quella se convien levar pie 3; ma scorendo 1’arzere do altri mia, la se leveria a Lizafusina 3 altri pie, e cusì tanto quanto la condurè più ala longa, tanto più quella se convien alzar per trovarse quella el pendente. * Le qual rason consonò a dicti zentilhomeni e maxime a miser Francesco Barba-rigo. a miser Ferigo Contarmi, a miser Antonio Venier e a miser Marco Foscari, in modo che tuti intendando diete razon cum la experentia vera quelli se trovono molti confusi. E cusì tene dicti inzegneri, excepto maestro Pencin, che dixeva che quella se podeva condur facendo li arzeri grossi, et de boti terren, el qual bisognava tuor dove quello se atrovava. A tuor la Brenta de sora i dicti zentilhomeni non voleva contentar, ecepto miser Marco Foscari e miser Ferigo Contarini, la qual opinion era de dicti inzegneri intelligenti, e la rason de questa contrarietà, perchè i non voleva perder el navegar a Padoa nè perder le aque per Venesia. E cusì quelli differenti messeno per parte che el se dovesse comenzar uno arzere da la Mira e vegnir a Oriago e al Moranzan e a Lizafusina et continuar in Volpadego et questa fu presa e fece exequutor miser Fantin Pisani, el cavalier. Et cum questa tal provision le cose si adormenzò '. effectum ipsa fecerit ad tempus novum ponantur si-gnalia oportuna in locis ubi videbitur ut cognoscatur in tempore novo qualiter sequutum fuerit. Et hoc fiet cum paucissima expensa. Et si ad tempus novum vi-deretur ipsam non sortisse executionem debitam tunc ipsa Brenta duci debeat ad portum Clugie secundum quod per hoc collegium erit terminatum. (Tutto ciò che abbiamo esposto trovasi in Arch. Sta. Ven., Savi Acque, Capit. n. 342, c. 45*, 46, 47). 1 Nel decreto 13 maggio 1444 che stabiliva di portar la Brenta a Chioggìa si era fissata la massima di allontanarla ancora più da Venezia, ma non la via da tenere ; su questo punto era assai difficile trovare P accordo. Chi voleva condurla di sotto, chi di sopra, cioè chi rasente alle lagune prolungando 1’ esistente canale di Fusina-Volpego, detto Taiadella cioè piccola Tagliata, e chi più in alto, fra Strà e la Mira per il Brentone. Il 28 maggio pertanto, i Savi, prudentemente pensando che la fretta è una cattiva consigliera, rimandavano ogni discussione in proposito fino alla metà di Giugno con questa giusta motivazione : « quo-tidie reperiantur nova partita et arecordantur vie que videntur satis habiles propter quod oportet hinc super hac causa matura consideratione et bonum respectum vadit pars., quod possit prorogari terminus predictus.. ». In relazione con ciò, due giorni dopo si prendevano le seguenti deliberazioni : Ia Che chiunque dei Savi avesse voluto vedere altri luoghi o rivedere i già veduti per condurre la Brenta al porto di Chioggia, lo facesse, ma che si riferisse entro il 6 giugno, improrogabilmente. IIa Che per dare completa esecuzione al programma, dappoiché s’ avevano degl’ ingegneri a propria disposizione, si visitasse anche il Bottenigo ed altre acque. E il 7 luglio, visto inoltre che nessuno degl’ ingegneri, nemmeno maestro Picin, aveva saputo trovar la via più conveniente per la salute di Venezia, o che, per lo meno, c’ era un gran disaccordo (tornava a galla per opera del Savio Francesco Giorgio il progetto di Frane. Garzoni) udito che in Padova eravi un ingegnere ebreo, certo maestro Salomone, competentissimo in materia d’Idraulica, si decideva di sentirlo anch’ esso : andassero alcuni Savi con lui a fare gli esami e a prendere i livelli necessarii. Stando al Cornaro, i Savi che l’accompagnarono, n’ebbero una