1 IO Marco cornako Ma chi volesse saver questo, dico esser stato et respondo : le fiutnere, che diete a conduto in terraferma dove le era in la laguna de laqua salsa ; e, segondo i siti de quelle apreso le fiumere, tanto quanto le era più visine a fìumere grose tanto quelle sono più lutane dal salso, e quelle che hano habuto le fiumare pizole sono romasse più vicine al salso ; le qual tute citade nominade era et haveva veschoadi Adonque, comenzando da Aquileia quella è lutana dal salso mia Vili e quello è el fiume de Lionzo che mete lì et una altra pizola fiumara e perhò quella non è tropo lutana dal salso 1. Concordia è lutana da marina più de mia XXV over, a dir meglio, dal salso. Qual estendevasi anche, ricacciando lungi da esso l’Adriatico, che 1’ aveva invasa durante il periodo terziario. Per 1’ opera consociata delle maree e delle correnti litoranee (principale quella Montanari proveniente dalla Dalmazia) si distesero i cordoni litorali, si formarono le lagune, e quando per opera dei fiumi queste furono riempite e convertite in terreferme, i cordoni e le lagune si rinnovarono più innanzi. Anche là dove l’uomo con la diversione dei fiumi e la difesa dei porti riuscì a difendere le lagune per più lungo tempo, l’alluvione ha finito col trionfare. Treviso, Padova, Ferrara tutte e tre città continentali, distanti dai 30 ai 50 km. dalla spiaggia odierna, segnano una più antica delimitazione fra terraferma e laguna, che la storia non ricorda. A lungo andare forse Venezia pure, nonostante la meravigliosa opera degli uomini, subirà la stessa sorte di Spina, di Adria, di Ravenna e sarà destinata a succederle un’ altra città posta più innanzi verso il mare. La storia di questa costa insegna come fin dalle epoche più remote sempre vi abbia fiorito una grande città marinara ed una sola, come dopo un certo lasso di tempo la più avanzata abbia preso il posto della meno avanzata, per incontrare alla sua volta lo stesso destino. Anche oggi, infatti, la vittoria finale nella maggior parte dei luoghi resta ai fiumi, il cui sfasciume è aumentato col disboscamento. Si calcola che per 1’ avanzamento dei delta la superficie dell’ Italia sia dal 1884 in poi aumentata di 62,5 km.2. E la scienza prevede che il delta del Po (dove l’uomo fa l’opposto di quello che fa nelle lagune veneziane, ne favorisce cioè il rapido ampliamento con le arginature che costringono il poderoso fiume a deporre le sue melme alla foce oppure dentro il proprio alveo, il quale così va man mano sollevandosi) in un avvenire per quanto, remoto, dovrà colmare il mare piccolo che la divide dall’ Istria, in direzione della quale esso cammina, e trasformare in lago l’estremità settentrionale dell’Adriatico ; appunto come in tempi storici il Golfo Latmico è divenuto il lago Akis nell’Asia Minore, e la lacinia settentrionale del lago di Como, tagliata fuori dal protendersi del delta dell’Adda, ha formato il lago di Mezzola (Teob. Fischer, Za Penisola italiana, prima traduz. ital. arricchita di note ed aggiunte da Novarese, Pasanisi, Rodizza. Torino, Unione tipog. editrice, 1902, PP- 87) 94 ; Carlo Bullo, Il lento e progressivo ab- bassamento del suolo nella Venesia marittima, in Ateneo Ven., voi. I, fase. 2, Marzo-Aprile 1902; e gli studii sul recente accrescimento del delta padano del Marinelli e del Baratta in Rivista geografica italiana, fase. I-III, 189S ; fase. X, 1907, XI e XII, 1912). 1 Non è vero che 1’ Isonzo abbia influito su di essa. Se vi avesse influito, l’interrimento sarebbe stato grande, come fu nella sezione orientale della sua laguna. Aquileia venne fondata (181 a. C.) ad una distanza di 60 stadi, come scrive Strabone (lib. V, 214) cioè di circa 10 km. dal mare, nel delta dell’ Isonzo, ma non presso di esso, bensì vicino al Natisone (lo odierno fiume di Terzo è un residuo dell’ antico Natisone) fiume navigabile, che più tardi unì la città al mare mediante le opere portuali che si stendevano fino a Grado e verso occidente fino all’ Alsa ÌAusa). E ai tempi del Cornare sembra che 1’ Isonzo e il Natisone corressero ancora come ai tempi di Strabone, l’Isonzo sotto il ponte romano di Ronchi, lungo il margine del Carso, verso Monfalcone, nel lago Timavo ; che solo nel 1490 il Natisone si gettasse nell’ Isonzo e l’Isonzo nell’ Isonzato per correre poi nell’ attuale alveo della Sdobba. La campagna di Aquileia cominciò a spopolarsi per il ristagno dei suoi canali. Nel sec. XVIII era quasi disabitata del tutto; nel 1751, con la fondazione degli arcivescovati di Udine e di Gorizia, anche il patriarcato cessò di esistervi, quando il governo illuminato di Maria Teresa cercò di migliorarne le tristi condizioni con la costruzione d’argini e canali (E. Maionica, Guida del Museo dello Stato in Aquileia, a cura del-1’I. R. Istituto Archeologico austriaco, Vienna, 1911, pp. 3 e 11 ; Gregorutti, L’antico Timavo e le vie Gemina e Postumia in Archeografo triestino, voi. XVI, 1890, p. 259 ; e La via Annia in Arch. triest., voi. XII, 1886, p. 159). Detto ciò, quant’ altro egli dice è confermato dai moderni scienziati. Il Fischer scrive : « fra le foci del Tagliamento e dell’ Isonzo, i quali convogliano grandi masse di sfasciume, si sono conservate solo le lagune di Marano e di Grado (esclusa, s’intende, la sezione orientale dove sbocca 1’ Isonzo), perchè non vi sboccano che certi fiumi friulani, alimentati da acque risorgenti, epperciò ricchi di acqua ma poveri di sfasciume » (Fischer, op. cit., pp. 91 e 93).