i5o MARCO C0RNAR0 E1 Sii, condurlo per el Sileto al porto de Lio Mazor ; e sarar el ramo de Sancto Andrian », in modo che tra Lio Mazor e porto de Brondolo havesse a capitar tute aque. Questo è el mio parer2. Ma nel 1505, auspice il Sabadino, si tornava alla primitiva diversione : invece che in Brenta a Fusina de-cidevasi di riversare tutte le acque in Dexe per la sopraddetta fossa. Dicevasi : « Postremo sieno mandate le acque del Bottenigo et Mestre per 1’ alveo za principiato, da esser continuà fino al Dexe a la volta dei Tre Porti » (Zendrini, op. cit., vol. I, p. 160). Sebbene non si possa dir quando (Zendrini, op. eil., vol. I, p. 165), tuttavia si può asserire che una tale diversione, avesse il suo compimento poco dopo, perchè già la troviamo rappresentata nelle carte riprodotte, opera della prima metà del Cinquecento. Con questa diversione il problema delle acque di Mestre ebbe una sua soluzione, e non n’ebbe altra (Vacani, op. cit., p. 27), perchè, quando nel 1683 il Taglio del Sile fu eseguito, il suo funzionamento riuscì talmente infelice che non sì potè certo pensare ad immettervi altre acque. 1 II problema di divertire il Sile, posto per la prima volta dal nostro Cornaro, (Il Trevisan, op. cit., p. 43) dice che « sino dal 1444 nacque in alcuni l’idea che il Sile uscir dovesse per Lido Maggiore nel mare ; che fu da principio rigettata, poscia, non si sa per qual motivo, accolta, ma non potei ritrovare la fonte eh’ egli cita), quando venne ripreso, fu abbinato, da una parte con le acque di Mestre e dall’altra con quelle della Piave. Allontanare occorreva anche la Piave dalla Laguna superiore. Allontanata che essa fosse, nel suo vecchio tronco abbandonato si sarebbe scaricato il Sile, e nel Sile il Marzénego, il Dese e il Zero (Zendrini, op. cit., voi. I, p. 262). Ma, come abbiamo veduto, questi tre fiumicelli non poterono essere immessi mai nel Taglio del Sile, perchè fu eseguito assai male, con così poca pendenza, che, per salvare questo nuovo diversivo dall’interramento, fu giocoforza aprirgli subito uno sfogo in laguna per il vecchio suo alveo abbandonato (il Sione o Canal Dolce) col Businello (1695), che, chiuso in odio alle acque dolci nel 1766, fu necessario riaprire nel 1818, e costruir sotto ad esso un ponte canale per salvare le campagne superiori dalle inondazioni del Vallio e del Meolo, che minacciavano d’impaludarle. Meglio però sarebbe stato, per giudizio del grande matematico Rossi, deviare il Sìle con un alveo più inclinato verso lesolo, secondo il progetto del Fosca-rini (1772), che in fondo era molto prossimo a quello del Nostro. Se il piano del Foscarini non fu adottato dalla Repubblica, si fu perchè essa aveva speso già troppo per 1’ esecuzione del primo, onde s’ accontentava del palliativo sopraddetto del Businello (Zendrini, op. cit., vol. II, p. 231 ; Vacani, op. cit., p. 193, 195, 258). 2 II Cornaro, in questo suo piano d’ esclusione dei fiumi dalla Laguna, non comprende la Piave, sebbene dell’ interramento eh’ essa recava alle lagune, sia direttamente sia indirettamente, con le sue rotte, che facevano sentire i loro effetti fino a Torcello, Mazorbo e Burano, parli spesso, tanto in questa Scritt. II, quanto nella Scritt. I. Ciò nonostante è già un gran passo che egli fa innanzi, rispetto al passato. Il programma di diversione dei fiumi ristretto dapprima tra Fusina (Brenta) e il Bottenigo (Musone) estesosi poi, in fatto, tra Malamocco e Mestre, e, in teoria, fra Chioggia ed Aitino (Dese), raggiunse con lui un limite ancora più ampio, da Brondolo al Sile. Ancora non si credeva che la Piave influisse ai danni della città (di ciò s’ accorsero assai tardi) ; e del bene della città più che della Laguna in generale, si preoccupavano i patrizi. Del resto anche della diversione della Piave egli diede l’idea. Infatti nel famoso sopraluogo del 1458 [eseguito per trovare una via alta da riversarvi la Brenta, egli dimostrava che, caso mai si fosse ritrovato il modo, come qualcuno suggeriva, di portar la Brenta per il Cismon in Piave, cosa che a lui sembrava impossibile, si sarebbe potuto riversare la Piave nella Bedoia (Par. II, p. 102). La diversione di Piave in Bedoia fu, com’ egli ci dice, da colleghi ed ingegneri « zudegada factibile », solo « perchè i non trovava modo de poder smagrar la Brenta non fo facto opinion de dieta Bedoia » ; ma nel 1534, quando si decretò di costruire sulla destra della Piave il famoso Argine di S. Marco da Ponte di Piave alla Cava del Caligo, affine di impedire che le sue piene e le sue torbide influissero sulla laguna superiore, e di aprirle sulla sinistra dei diversivi, oltre ai due nuovi, di Cava Zuccarina-Cortellazzo (la nuova cava futura) e Rotta di Piave-Cortellazzo, ed oltre al vecchio di Taglio di Re (de retibus v. App. al Canal d’ Arco), si proponeva « che a Roncadelle, di sotto all’ alveo della Nigrisia, il qual mette in Piave, fosse fatto un diversivo » che lo alleggerisse anche nella parte media del suo corso « in tempo delle escrescenze •> portando « quest’ acque negli alvei della Bedog-gia e Grassaga » (Zendrini, op. cit., voi. I, p. 161). Nulla si fece di quest’ ultimo diversivo, ma di tutto ciò, che si pensò di fare e si fece dopo, per divertire la Piave, è in esso contenuto embrionalmente il principio fondamentale della direzione. Infatti, come abbiamo detto, nel 1534 si proponeva, insieme col diversivo Cava-Zuccarina-Cortellazzo quello di Rotta vecchia-Cortellazzo ; nel 1558 si deli-