56 SCRITTURA I - APPENDICE doveva essere l’opposto di quello sul quale c’era il canale conducente a Rovedulo, « ab uno latere est canalis qui vadit in rovedulo ... ab alio latere est terra pignede » e cioè il settentrionale. Ma, come abbiamo avvertito, ecco a questo punto presentarcisi dinanzi agli occhi la carta del 1560 e l’odierna realtà. Infatti oggidì il nome di « Pineta » è dato ad un tratto del litorale fra Piave vecchia e Piave nuova, sulla marina di Cortellazzo, al disotto quindi dello stesso canale novissimo, cioè della Nuova Cava Zuccarina o Cavetta ; press’a poco come nel 1560. Senonchè a mezzo il secolo XV. le cose erano alquanto diverse. Quel padre Bartolomeo Benvenuto, che ho già citato in nota, esponendo lo stato di Equilio e dei suoi dintorni, parla di una « Pineta » compresa fra una punta o penisola, che la Piave aveva formato dinanzi alla città, e la « Coeta > o piccola coda, altro pronunciamento terrestre, chiusa fra prati e paludi, non fra paludi ed il mare. Perciò e perchè, trovandosi la regione isolana tutta, secondo un’altra testimonianza sincrona, la testimonianza del Nostro, in uno stato di transizione avanzata fra quello lagunare e quello continentale (Giesolo . . . hozidì se va meiorando in modo che dove era i canali tuti se vano aterrando), l’aspetto d’ essa doveva essere tanto diverso, è lecito pensare che a mezzo del Quattrocento di tali pinete o macchie di pini ce ne fosse più d’ una anche in questi luoghi, come più d’ una ce n’ era su tutta la spiaggia da Ravenna ad Aquileia, ad Aitino, a Concordia, alle foci del Tagliamento, avanzi dell’antichissima selva fetontea; che quella nominata dal documento ducentesco fosse diversa dall’attuale e da quella del 1560 e che si trovasse più in alto. A pensare decisamente così ci autorizzano documenti del sec. XIV, i quali parlano di una « Pigneda granda » e di una « Pineda pizola » 1. Del resto, solo così pensando, la descrizione dei confini del canale riesce chiara. Accettando come base lo stato attuale o la carta del 1560, bisognerebbe capovolgere la descrizione del Duceijto o collocare l’antico Canal d’Arco non solo più in basso del nuovo, ma anche più in basso del novissimo, il che, evidentemente, sarebbe assurdo. Veniamo finalmente all’estremità orientale, alla parte verso Eraclea e verso Fine. Nella descrizione veramente non è nominato nè l’un nè l’altro di questi centri; si dice soltanto che il nostro canale da questo suo capo, nella Pineta, (ab alio capite firmat in terra pignede) s’ univa con un altro canale, il quale conduceva a Revedoli [firmat in quodam canali per (quod) itur in rovedulum] cioè in Livenza. Ma come si potrebbe dubitare che non conducesse ad Eraclea, se, come abbiamo veduto, esso n’ era la principale comunicazione ? Del resto, nella delimitazione dell’ isola di Villafranca si dice esplicitamente che il canale di Equilio o di Caligo conduceva a Cittanova « per quod itur Civita-tem novam », cioè ad Eraclea. 1 Nell’epoche più remote, una continuata boscaglia doveva esservi lungo la Venezia marittima da Ravenna ad Aquileia, spezzata poi qua e là per caso e per volontà degli uomini. Rimase intatta presso Ravenna, dove, benché il Pineto non si trovi nominato dalla storia prima del 476, convengono però tutti che vi dovesse esistere anche nei tempi romani. I documenti antichi veneziani nominano una selva litorale di pini nel territorio attuale. Estendevasi dal lido di S. Erasmo a quello di Piave vecchia. La troviamo nominata pure nel 712, sotto il primo dei nostri dogi, col nome di Pineto maggiore e Pineto minore e i dogi ne riscuotevano censi e tributi, vi cacciavano cervi e cignali e prima di essi ciò facevano i tribuni. In un diploma del doge Ottone Orseolo del 1015 si accenna all’estesa foresta dalla Piave alla Livenza che serviva, con qnella precedente descritta, di caccia riservata, nella quale si trovavano in gran numero i cervi e i cinghiali. Intorno alle foci del Tagliamento, per uno spazio di quattro o cinque mila campi trovansi dei gruppi di pini sparsi qua e là, miserabile avanzo delle antiche selve sconsigliatamente distrutte. Chiamano per ciò quel luogo la Pigneda. (Filiasi, op. cit. voi. II, p. 300 e 334, voi. III p. 108 e seg). La carta del nostro Archivio di Stato qui riprodotta e gli avanzi conservatisi fino ad oggi stanno acomprovar ciò. A proposito della nostra Pineta equiliana, il Gal-licioli cita una cronaca nella quale essa è detta una isola (Gallicioli, op. cit. 1. I n. 69).