SETTEMBRE. 676 j xime li greci et albanesi dii borgo, a li quali se j gli dele beri sera el liozi rationi per sostenimento di le loro vite. Come fossemo gioliti, si levò lo campo di terra similmente, et liozi si è firmato discosto de qui 8 o 10 miglia. Fin a mezzanole le loro galere sono stale dove beri malina le trovassemo, poi se le-vorno e! li nostri breganlini et galere di guardia le hanno vedute intrar a Mothoiie, seguitandole. Poi si e dato principio a discaricare le vituaiie et munition, e per esser ancora mezi strachi dii travaglio di lieri si è fatto assai; spero si debbia ogni di meglio, tanto che in pochi giorni saremo expe-diti di quello che qui si po’ far, et per le diverse occupation non scriverò di questo a Sua Maestà, supplite voi et mandatile la copia, se vi parerà. Le galere de li turchi havevano levati da 25 in 30 ianizari per una, et li nostri breganlini, dove heri sera arivorono, dicono haver trovato de molli morii ; anche possiamo judicare habbiano havulo dii danno assai. 675 mdxxxiii, non era mossa de dove prima era. De le fuste di corsari in questi mari altro non se ha inteso. Copia di lettere dii prìncipe Boria scritte a la principessa sua moglie da Coron, a li 9 de Avosto 1533. Poi che vi scrissi da Messina passassemo al Golfo con bon tempo, le nave et galere insieme, se ritrovassemo jovedi a li 7 di questo al Zanle, cl a li 8, la malina, parlissemo de compagnia da Sapientia al viagio nostro di Coron. Nè fussemo passati 12 miglia inaliti che vedessemo parte de i’ armata dii Turco ferma con le poppe in tera drielo a uno cavo che si domanda Cavo di Gallo, et haveva in terra molli fanti et baudiere, et così andando al nostro viaggio le numerassemo, el Ira galere el galeole erano 68. Passassemo per loro, et ne fecero uno bellissimo saluto de artellarie, però passorno diverse nave et galere senza danno de importantia et maxime de homeni, et non se mancò per questo de continuare il nostro camino ; et passati che fossimo, se levorono tutti insieme, venendo presso de nui, et per esser ponente non gli potessemo fare la risposta che si conveniva. Et hessendo uno miglio et mezo presso a Coron, il vento ne mancò di tale sorte che le nave restorono in calma, et, come fossero quelle el forte di la nostra armata, metlessemo le galere in proda de le nave che restavano più vicine a loro, le conducessemo sotto Coron, exceto due che se imbraciorno insieme et tuie le galere lurchesche li arrivorono sopra, et assai presto ne abbalterno una, su la qual montorono da 200 turchi, l’altra se difese tanto che le galere nostre furono libere havendo posto 1’ altre nave in salvo, et la magior parie andassemo contro di loro, per il che le galere dii Turco scorsero el abando-norno le nave prese et le nostre le seguilorno et li resero lo saluto de la arlellaria che ne haveano fatto prima, benché lo numero fusse assai disuguale. El poi le hebbemo caziale uno pezo, le las-samo, et parie di nostri tornorono a la recupe-ratione di le nave nostre, una di le quale si recuperò subito, perchè non era ancora finita di perdersi, l’altra per trovarsegli molli ianizari in difesa se sostene non poco et a la fine, con molto maior loro danno, Dio ne fece gralia, che con tute le nave et galere lornassemo a Coron, con pochi ferili et manco morii. Non vi poteria dire la miseria in la quale se trova questa terra el ma- Da Boma, di l’orator Venier, di é Septem-brio, ricevute a dì 8, da matina. Il Pontefice, perseverando ne la sua parlila, beri fece concistorio et creò legalo in Roma il reverendissimo Monte, et disse a li cardinali dieno andar con Soa Santità si ponesseno in ordine per partirsi, et benché siano gran caldi, disse de partir marti a dì 9. Poi andai a luor licenlia da Soa Santità per aviarmi ; mi disse certo la soa partita saria marti, et haver liauto lettere di Marseia de l’illustrissimo Gran Maestro, di 28, che tutto era ben a ordine, et P armala dii re Chrislianissimo era zonta a le Specie, 28 galle et qualche altro navilio, et partita era la duchessina da Fiorenza quel zorno, benché ’1 non babbi lelere dal suo Hironimi camerier che andò a Niza, et dice l’averà a Niza et lì furassi Ioaboca-mento. Poi disse; el principe Doria tornerà presto ; et esser lettere di Spagna di cose particular. Poi tulsi licenlia per melermi in camino et mi benedì, et sabato partirò a dì 7 per la via di Toscana, andarò in Alexandria, poi a Niza, dove unito con l’orator Jusliniano scriveremo. Questo orator cesareo conle di Fuenles domenica passala fece cantar una solenne messa in la chiesia di S. Jaco-mo per ringratiar ldio del soccorso dato a Coron, 219* et fo da Soa Signoria invidati alquanti cardinali et lutti li oratori a disnar seco; io mi excusai, siebè rimase satisfalo. El caValier Caxalio mi ha deto, il re Zuane haver cleclo per orator suo a