338 pure il quadro del quattrocento rappresentante Gesù fra i Dottori. Gli stucchi e le riquadrature che chiudono i capolavori di Pellegrino furono ristaurati da Giacomo Monaglio, modellatore di Udine. Si aspetta che il Bertoli riproduca in un album tutti i dipinti da lui ristaurati in detta chiesa. 680. Le relazioni tra Trieste e Venezia sino al 1381, saggio storico documentato di Giovanni dott. Cesca. — Verona, ed. Dru-cker e Tedeschi, 1881; in 16° di pag. 241. (B.C.U.) La storia friulana, al di qua e al di là dell’Isonzo, entra in gran parte a completare il soggetto del presente studio che il Cesca scrisse per tesi di laurea. Interessano specialmente nel testo le lotte tra Grado e Aquileia e la guerra di Chioggia: ma i 101 documenti di questa publicazione, comunque scorretti, sono di capitale importanza, specialmente i 94 inediti tratti dall’archivio di Stato in Venezia e dalla biblioteca comunale di Udine, sebbene fra i 94 una parte esigua si riferisca al patriarca d’Aquileia, a Gorizia, e al signore di Duino. — Il volume del Cesca fu lodato nella Nuova Antologia, 15 gennaio 1882, pag. 369-9, neWArch. Stor. Ital. Serie Quarta, Tomo ix, pag. 418-419, ma più ampiamente da Alberto Puschi nell’Archeografo triestino, Voi. vili, pag. 379-385. 681. Francesco Ber ni, per Antonio Virgili, con documenti inediti. — Firenze, tip. succ. Le Monnier, 1881 ; in 8° di pag. vii-625. (R. 0-B.) A pag. 200-205 di questa pregevolissima ed esauriente monografia è detto che il Berni, come segretario del vescovo di Verona Gianmatteo Gi berti, si recò in Friuli nel 1528 ed era a Udine il 1 giugno donde scrisse al vescovo di Urbino Jacopo Narducci (sic), di Cividale del Friuli una lettera di poca importanza, che il raccoglitore della presente bibliografia collazionò snll’autografo esistente nella biblioteca arcivescovile. Il motivo della gita fu questo che il Giberti, essendo da poco tempo abate commendatario di Rosazzo, voleva sapere dal Berni in che stato si trovasse la badia che il cardinale Domenico Grimani, come scrive il Vasari nella Vita di fra Giocondo, aveva « empiamente lasciata in rovina e atteso a trarne l’entrata, senza spendervi un picciolo in servizio di Dio e della chiesa. » Lo stato di abbandono è descritto mirabilmente nel « So-net.o di Rosazzo» del Berni. Più in là, pag. 223-227, 411-412,