105 331. Degli istituti di beneficenza e previdenza nella provincia del Friuli, cenni storico-economico-statistici del prof. Camillo Gius-sani. — Udine, tip. Jacob e Colmegna, 1870; in 16° di pag. 210. (B. C. U.) Raccogliere tutti i dati e le date storiche, che si contengono numerosissimi in questo diligente e accurato lavoro, mi porterebbe troppo oltre le proporzioni modeste di un annunzio bibliografico. Uscito la prima volta nelle appendici del Giornale di Udine, tra il n. 265 dell’anno 1869 e il n. 49 del 1870, gli studii che esso racchiude furono di lunga mano preparati. Il libro si divide in sei capitoli. Nel primo è discorso degli ospitali in generale, e in particolare di quelli di Udine, Spilimbergo, Pordenone, S. Vito, Cividale che derivarono nel medio evo, quale più quale meno direttamente, dalla celebre confraternita dei Battuti, mentre gli ospitali di San Damele, Sacile, Latisana, Palma, Gemona, Tolmezzo, ebbero origini diverse, ma non meno remote. Sono ricordati altresì i tre istituti elemosinieri, ancora esistenti di Cordovado, Valvasone e Venzone. Il secondo capitolo si occupa dei monti pignoratizii di Udine, di S. Daniele, di Sacile, di Pordenone, di Palma, di Cividale. Il terzo capitolo tratta di altri istituti udinesi, i quali, tranne alcune Com-missarie, la confraternita dei Calzolai, e gli istituti Micesio e Renati, sorsero tutti nel nostro secolo, e sono rivolti a provedere a varie maniere di bisogni. Infine il capitolo sesto discorre degli istituti di previdenza in Friuli, destinati a prevenire la miseria e nati e cresciuti al sole della libertà, appena cessata da noi la dominazione straniera. 333. Patriarcato di Aquileia sotto Volfero di Cotogna, tratto da un codice manoscritto delle: storie di Marco Antonio Nicoletti da Cividale. (Nell’Archeografo triestino, Nuova Serie, Voi. n, pag. 35 e segg.) — Trieste, tip. Herrmanstorfer, 1870; in 8° gr. di pag. 32. (R. O-B.) Publicato dal Buttazzoni, che vi aggiunse quattro documenti, è notevole il patriarcato di Volchero, tedesco di Colonia, che occupò la sede aquileiese dal 1204 al 1218, e, cominciando ad affliggersi per la decadenza del potere temporale dei patriarchi, fu contrario ai Veneziani, a cui l’Istria marittima s’era fatta di già tributaria, e temendo apertamente la lofo ingerenza, disse « che un piede solo di secolari posto sul terreno ecclesiastico avrebbe spianato il cam-