101 313. Elogio delle pittrici veneziane Irene da Spilimbergo e Maria Tintoretto, letto nella r. Accademia di Belle Arti in Venezia nell’ 8 agosto 1869, da Giuseppe Bonturini consigliere d’appello. (Negli Atti della r. Accademia ecc. dell’anno 1869, pag. 5 e segg.) —Venezia, tip. del Commercio, 1869 ; in 8° di pag. 33. (B. C. U.J Invero fu Venezia per Irene una seconda patria, ma nata nel 1541 nel castello avito, da Adriano di Spilimbergo che ivi le aperse l’animo a ogni studio gentile, essa appartiene a questa regione. Bona di Polonia, ospite a Spilimbergo, ammirò l’ingegno precoce di Irene, che a dieci anni, perduto- il padre, fu accolta a Venezia dallo zio materno Giampaolo Da Ponte: nella pittura ebbe a maestro Tiziano. La leggenda si impadroni del nome di Irene che mori diciottenne lasciando un nome famoso nelle tre arti sorelle, pittura, musica, poesia. Di lei ci restano solo tre quadri. Il soggetto geniale è trattato dal cons. Bonturini in forma imaginosa. 314. An account of thè Italian Guest by Thomasin von Zir-claria ecc. by Eugene Oswald. (Nella Queene Elizabethes Acha-demy, Parte n, pag. 79 e segg.) — Londra, ed. Triìbner, tip. Childs, 1869; in 8° di pag. 69. (B. C. U.) Molti si occuparono di questo celebre poeta del secolo xm, e l’Oswald torna a discorrerne con abbondanza dando saggi del suo poema in tedesco: l’Ospite italiano. Lo aiutarono indirettamente nelle sue ricerche i fratelli Joppi di Udine, cui egli ricorda con riconoscenza. Parla dell’origine della famiglia di Tomasino, ma benché la sospetti tedesca riferendo il nome Circlaria a Zirklach nella Carinola, cita non ostante il documento che proverebbe diversa-mente. Parla ancora dei casi in mezzo ai quali Tomasino fiorì, della coltura al suo tempo, in Italia e in Germania, dei manoscritti del poema e della prima edizione che ne fu fatta dal dott. Enrico Riickert, nel 1852, a Quedlinburg e Lipsia, pag. xn-612. 315. Alla memoria di Giovanni Battista Zuccheri, cenno bio-grafico-necrologico. — Pordenone, tip. Gatti, 1860; in 8° di pag. 6 non num. (R. J.) Fu scritto da Giovanni Orlandini da Trieste che nota la erudizione numismatica dello Zuccheri, e come non fosse estraneo alle scienze naturali e specialmente alla geologia. Si accenna agli scritti, alle ricche raccolte dello Zuccheri che mori in Sanvito sua patria il 22 gennaio 1869, nell’età di 76 anni.