362 oltremonti, forse dalla Carinzia. Un secolo appresso questa urroga-zione fruttò ai Frangipane di succedere nel feudo romano di Nemi. La duplice qualità che aveva Cornelio, come avvocato e come oratore, alquanto ridondante, si manifestò in molte arringhe e special-mente nel 1550 nella celebre difesa latina, fatta a Vienna, di Mattia Hofer, capitano di Duino, cui è fama re Ferdinando I assolvesse dicendo, rivolto al Frangipane : « lo dono alla vostra eloquenza. » Cornelio s’intendeva anche di cose militari, come lo prova l’arringa per le fortificazioni di Udine (V. n. 372). Del Frangipane letterato, filosofo e poeta, l’Antonini esamina parte a parte i lavori, offrendone abbondanti saggi, e ponendo massima fra le prose il Dialogo d’amore, sebbene altri si annoverino fra i testi di lingua. Orsa, maggiore delle figlie di Giovanni Hofer, nata a Duino, e sposa di Giulio Manino « donna di rara bellezza, e di soavissimi costumi ornata » dice il Liruti (V. n. 97), era la dama platonica dei suoi pensieri; Cornelio scrisse le sue lodi specialmente in versi italiani. Un episodio notevole della vita di Cornelio Frangipane già vecchio è la sua prigionia di otto mesi da lui sofferta nel 1580, in Udine, sotto l’accusa di aver fatto mozzare il naso e le orecchie a un contadino di Tarcento, ma venne assolto; al quale proposito figura qui una lettera inedita di Giulio Savorgnan. Sdegnato della calunnia e della ingratitudine degli udinesi, Cornelio ritirossi in villa, ma per poco ; cliè, rabbonito colla gente nuova, tornò a dimorare nella città di Udine, dove mori di febbre pestilenziale nel 25 agosto 1588. 726, Paolo Diacono, di C.... (Nell’appendice del Cittadino Italiano, 13, 18-20, 26, 30 agosto 1882 n. 181, 184-186, 188, 194) — Udine, tip. del Patronato, 1882; in fol. di col. 25. (B.C.U.) L’autore, ab. Luigi Camavitto, rifà con accuratezza in questa monografia la storia della vita del Varnefrido, opponendosi giustamente al Liruti sull’epoca della sua assunzione al diaconato della chiesa di Aquileia, che vuol ritenersi anteriore al patriarca Sige-ardo. Così pure non ammette, contro il De Rubeis e il Candido, che Paolo Diacono ricevesse in dono da Carlomagno la villa di Laveriano in Friuli, avendo esso scambiato il nostro storico con S. Paolino patriarca d’Aquileia. Finalmente, contro il Mabillon, l’estensore della presente memoria sostiene che veramente Paolo cadesse in disgrazia di Carlomagno e fosse relegato nelle isole Diomedee, ora di Tremiti. Ma con queste considerazioni l'ab. Ca-