352 suaso per le prove che ne ha date, da fargli dire con sicurezza e quasi in tono di sfida: « Ostendat, qui potest, S. Antonium Pa-tavinum temporis intervallo 1226-1230 alibi, et non Goritiae fuisse, et a sententia mea libenter desistam. » Lo stile di questo periodico è semplice, facile e qualche volta elegante. 703. Diritti di Aquileia nel marchesato d’Istria, del dott. Antonio Joppi. (Nell’Archeografo triestino, Nuova Serie, Voi. ix, pag. 195 e segg.) — Trieste, tip. Herrinanstorfer, 1882; in 8° gr. di pag. 6. (R.O-B.) Lo noto, non perchè spetti propriamente alla bibliografìa., ma perchè viene a completare le notizie offerte nel Lucifer Aquileiensis, appendice al Thesaurus, redatta dal cancelliere Odorico de Susanna. Da queste notizie, ricavate dall’archivio di Stato in Venezia, e ri-ferentesi all’anno 1381, si impara in che modeste condizioni vivessero le popolazioni dei paesi ivi nominati. 704. Antonio Burlo e i Turchi in Friuli (1500), di Vincenzo dott. Joppi. (Nell'Archeografo triestino, Nuova Serie, Voi. ix, pag. 300 e segg.) — Trieste, tip Herrmanstorfer, 1882; in 8° gr. di pag. 9. (R. 0-B.) Tre lettere, qui riportate ed esistenti in copia antica nella raccolta dei fratelli Joppi, diedero argomento a questa nota, che ci dimostra come Antonio Burlo nobile triestino, indicato come quello che aveva condotto i turchi in Friuli nell’ultima incursione dell’anno precedente, fosse incarcerato in Udine dal luogotenente Antonio Lo-redan, agli ultimi di giugno o ai primi di luglio 1500. Le due prime lettere contengono le rimostranze, datate da Cormons e da Gorizia, del capitano di Trieste Simone di Ungrispach, il quale scagiona il Burlo dell’accusa, dicendolo ammalato durante l’invasione turchesca e insinuando che fosse stato arrestato per estorcergli i segreti dell’imperatore. Ma l’accusa è riconfermata dal luogotente stesso nella terza lettera. Si sa in oltre che i turchi poco avevano danneggiato, nel loro passaggio, gli stati imperiali, e anche i cronisti contemporanei asseriscono che il re dei romani e il duca di Milano avessero istigato i turchi a scendere ai danni della republica veneta. Sebbene il Burlo fosse dal processo, oggi perduto, dimostrato colpevole, la Signoria, prò bono pacis, comandò, nel 7 settembre, al Loredan che lo rilasciasse.