12 vollo la rivoluzione del 1848 e il popolo liberatosi lo volle comandante della fortezza. Il capitolo x del libro è appunto dedicato a questo episodio della sua vita militare che il Zucchi narra da sè con semplicità, mostrando quanto facesse, malgrado gli ostacoli, per la difesa della fortezza che il 24 giugno tornò nelle mani dell’Au-stria. A suo merito si deve ascrivere, se egli, spogliatosi d’ogni potere (dacché l’Austriaco non voleva trattare con lui prigioniero di Stato), rifiutò di accettare per suo conto l’odioso e vile art. xvii della capitolazione di Palmanova, in cui i delegati per la resa dichiaravano il pentimento della città, non essere esauriti i mezzi di difesa e i viveri, e invocavano la clemenza dell’imperatore affinchè il debito contratto durante il blocco fosse ripartito in tutta la provincia. Non era la prima volta che il nome del Zucchi risonava in Friuli: eletto generale da Napoleone nel 1809, partecipò a quella campagna combattendo a Sacile: nel luglio 1811 era stato presso Udine, nel campo di S. Gottardo. Chi voglia giudicare rettamente del Zucchi, pensi dunque ch’egli era un vecchio, comunque glorioso, avanzo delle guerre napoleoniche, che nel 1848 contava 71 anni, di cui sedici trascorsi in perfetta inazione, e parrà giusto il giudizio che ne reca il D’Agostini, il quale nei suoi Ricordi militari si occupa molto di lui, « essere egli stato eccellente soldato, fulmine in guerra, ma pedante officiale e politico da nulla, sebbene, come uomo, intemerato e patriota. »