213 1IDXXI, AGOSTO. 214 Guidaino 80, il colile Alvise di Gonzaga 80, il signor di Piombino 80, dii conte Guido Rango» 90, di Cibo 60, ma sono mal in ordine ; et monsignor Visconte con li foraussiti ne havia 200, et il conte Bortolo da Villachiara 100. Di fanlarie, die erano fanti ispani in lista 4000, ma erano 3500, sguizari 2000, italiani 3000, con pezi 18 di artelaria, zoè canoni 4, colobri-no 3 grosso, et li altri sacri et falconeli grossi. E clic il marchese di Mantoa era zonlo in campo con lanze 129 100, ma non sono tante; 1500 cavali lizieri, cl 1000 fanti paesani, et 4 pczi de artelarie ; et clic diio campo si levò Mcrcore a dì. . . e si tirò solo Parma, e nel venir via sentì bombardar. Dice, che in dillo campo dubitano di le zcnle nostre non li vengino da drio. Item, fo ìeto una letera scrive dito sier Polo Nani a monsignor di Lutrech. Item, una letera ha scrito a li rectori di Brcxa zercha li fanti alcmani. È a viso, dieno venir per la via di Anfo; per tanto è bon mandar de lì Antonio di Castello con li so’ fanti, e far fanti in Val Trompia. Dii dito sier Polo Nani, date a dì 10, hore 4. Come ha parlato col Governador, qual li ha dito non voler più scriver a Lutréch, et aver fin hora scrito busie, et non sa le zente havemo. Non aver fanti. Li valesani è zonli a Cassan, e non si,sa quello voi far la Signoria di loro, siete lardi, non voi più scriver; si lui averi vergogna, la Signoria averi il danno. Con altre parole che non si fa nulla. Di rectori di Brexa, di 10. Mandano uno avi-so ha auto di Trento Antonazo da Perosa, è in castello contestabile, di 8. Conte li fanti ò lì preparati, e non seguirà acordo Ira l’impcrador e il re di Franza, ben che sia andato a Cales dal Cardinal de Ingaltera il Gran canzelier e monsignor di Burgos ; con altre nove non da conto. Di sier Gasparo Contarmi orator nostro apresso la Cesarea Maestà, date a Gundavo, a dì 29. Scrive, in tanta rerum etc. scrive più spesso cl poi per avisar ogni successo, e le poste continua spesso. Di Anglia, è sii dito si Irata intelligenlia tra questa et quella Maestà, con far nozedi la (iola promessa a lo illustrissimo Dolfin in questa Maesti. Unde, per saper qual cossa, andò a visitar l’orator over nunlio pontificio, qual è .... ; dove lì era Foratoi“ vechio anglico, di nalion fiorentino, tutto cesareo. Scrive coloquii aulì insieme, di questo congresso si fa a Caios con il Cardinal d’Ingalterra, et ogniun parlò. L’orator anglico dé il torlo al re Chri-slianissimo, lo havia primo invaso etc., et che questo Imperador non vori più acordo, veri 12 milia ca- valli, fanti 30 milia conira Franza; el esser novo che quelli di Ragon haveano roto al re Cltrislianissimo in Linguadoca, el spagnoli esser a campo a Bajona, cl che il ducila di Nazara era conzonlo con il Gran contestabile et monsignor l’Armirajo, concludendo 129* non seguirà acordo; et che sguizari haviano fata una dieta questo san Jacomo, e farano una altra al primo di Avoslo. Poi parlò il nontio pontificio: conto havia aviso il ducila di Urbin esser a Verona, et la Signoria averlo tolto e lo voi mandar in la Marcila. L’Ora-tor disse non leniva fusse questo; con altre parole di la obscrvanlia di la Signoria nostra verso il Papa. Et partito l’orator anglico por andar a corte, per saper di novo, rimase lui Orator a parlar con dito nonlio, qual li disse : « Son italiano e servitor di quella Signoria, eh’ è restata sola in Italia. Quello Imperador ha scrilo a la Signoria; si aspela risposta, voi meler il Ducila nel Slado di Milan. La Signoria è prudente, potrà trovar un mezo di non romper la lianza con Franza, e non mostrar odio a questa Mae-sli, la qual, aquislando il slado di Milan, potrà esser vostra amica. Si potrà ben andar riservali con Pranza, perchè quella Maesli non si incura di siali di Italia, stima più un stalo in Borgogna che lutto Milan, et so, si la Signoria si voi acostar al Papa, Soa Maesli li lasserà tulio il Slado la possiede et è vostro. » L’Orator rispose: « Sapremo ut in litteris » e che la Signoria si porterà ben, con modo che questa Maesti cognosceri il bon animo suo. Dito nontio pregò il lutto fosse secretissimo. Dii dito, di 30. Come fo dal frale confessor del Re per aver la risposta. Non era al monastier. Poi fo questa malina e lo trovoe. Disse aver parlato al Re, qual ora con madama Margarita cri, ediloli di le nove di Ilongaria dannose a tutta la Chrislia-niti, però voria una pace di clirisliani, e si alen-desse conira turchi. Soa Maesli rispose aver scrilo in Austria, e quelli loci lo ajuli di fanti et artilarie; né poi far altro per adesso, perchè li locha più il suo regno che quel di altri. Et parlando di pace, disse : « lo desidero pace, ma sia perpetua, non finta, e a far una bona bisogna far una bona guerra e prepararsi a le armo. » E che lui frate li disse, Soa Maesli non dimenticava cussi presto le injurie, e oficio di un degno Re era di dimenticarsele; con altro parole, ut in litteris. Concludendo, lien non seguiria acordo in questo convento, el che di far noze non è praticha alcuna tra questa Maestà e il re d’Ingallera. El lui Orator li dimandò si madama Margarita desi- 130 derava la pace. Disse, lei e quelli dii Consejo erano disposti a la pace; con altre parole Itine inde diete.