229 MDXXI, AGOSTO. 230 ... Come Lulrech solicila si unissa li campi eie. 11 sumario dirò di poi. Di Verona, di rcctori. Como hanno nulo l’ordine dii levar 25 citadini suspeli de lì, come in la lista, el cussi exeguirano; ma non Utili in una volta. A dì 14, la matina fo ìetere di Miìan, dii Secretario. Come monsignor di Lulrech li lmvia parlato, con parole mollo alto, se la Signoria havia dà 1’ bordine al Governador di conzonzersi, cl che lui voleva ussir di Mila» con li sguizari eie. con parole piene di colera, concludendo, si la Signoria non ordinerà elio le zente nostro si conzonsi con lui, scriverà in Pranza al re Christianissimo el prolesta l’alianza sia rota; con altre parole calive et di mala sorte. De li fanti di monsignor di San Valier, si dice zanzerano subito el cussi li 400 cavali di le arlelarie. Item, come Monsignor havia fallo tajar la testa a sei piacentini, videlicet.... Item, come el dimandava danari ad impresiedo a milanesi, cl havia aulì da fiorentini 400 milia scudi ad impresiedo con farli cauli di la reslitution. Item, che monsignor di Lulrech mandava a la Signoria monsignor di la Mota, fo al Papa, a rechieder dita union, si non protestar. Dii Governador, da Verola Gisa, di .. . In oonsonanlia, el aricorda è bon dar questo ordine de unirse, e manda avisi di Milan di domino Pomponio Triulzi suo nepole, e come Lutrcch ha dimandalo 4000 scudi ad impresledo a lui Governador. 138* Di Verona, di rectori. De oecurrentiis. El che li fanti di Trento, per avisi auti, voleano danari, videlicet uno raines per uno, el poi zonli sariano a Mantoa aver il resto di la paga; et allre parlicula-rilà sicome in le teiere scrive, zerclia le zcnle d’arme e fanti mandali a li passi. Di sier Polo Nani capitano di Bergamo fo letcre, da . .. Di quelle occurentie, et va al suo ca-min eie. Di sier Hironimo da cha’ da Pexaro prove-' dador zeneral di terra ferma, fo letcre di eri da Vicenza. Dii suo partir per Verona. Da poi disnar, fo terminato poi vesporo far Pre-gadi per risponder a Milan, el fo lete le sopra dille lelere, el altre qual non noterò perchè andai a Padoa. Di sier Gasparo Contarmi apresso la Cesarea Maestà, date a Gandano, a dì 3 Avosto. Come la Cesarea Maestà li havia dito, dovesse scriver a la Signoria, che 1’ havea inteso la non voleva dar il passo a li fanti el mandava in ajulo dii Papa conira el re di Franza, e che la non dovea far questo conira di lui, e protestando se non ge li dava le Irieve sa-riano role. Fu poslo, per li Savii dii Consejo e di Terra fer- j 39 ma d’acordo, una teiera al Governador nostro zene-raj, come, havendo aulo letere dii Secretario nostro di Milan, il desiderio 1’ ha Lulrech che le zelile nostre si uniscano con le sue, el dovendo obviar a li passi che li fanli alcmani non passasscno, nui per allre nostre li havemo scrillo il voler dii Senato nostro. Al presente, volendo unir le forze, scmo ben contenti satisfar soa excelenli», e però, lassando Mala* testa B;ijon con li fanli deputali, videlicet Ire compagnie Marco di Napoli .... de Vaylà et uno altro, et in Bresa il signor Janus con Antonio di Castello, Jacomin di Vallrompia, el in castelo Antoniazo da Porosa, soa cxcelentia con el resto de le zente nostre vardi ad unirsi con lo illustrissimo Lulrech. E cussi fazi intender questo ordino nostro, ut in parte. Item, una letcra al Secretario nostro a Milan Alvise Marin, in risposta di soe : come, desiderando mantcnir il Stado di la Maestà Chrislianissirna in Italia et compiacer ai voleri di la cxcelentia di monsignor di Lulrech, scmo ben contenti di far passar le nostre zente, el li mandemo la copia di la lelera scri-la al Governador nostro, la qual comunicherà al dito Lulrech ut in litteris. Et conlradise a lai letcra sier Gabriel Moro el cavalier, è di Pregadi, dicendo non è di abandonar il nostro Stado et far passar l’exercilo, exagerando molto la cosa ; et li rispose sier Toma Mozcnigo savio a Terra ferma. Poi parlò sier Marin Morexini, fo avogador, qual è sora le aqne, el contradise largo modo, non era di far passar l’exercilo, ma indusiar clic zonzi monsignor di la Mota che Lulrech mandò a la Signoria nostra. Fe’ lezer li capitoli di la ubliga-tion havemo con il re Cristianissimo di darli 6000 fanli et 800 lanze in defension dii suo Stado di Milan dummodo non habiamo guerra sul nostro, dicendo fanli alemani 10 milia voi passar sul nostro, havemo la guerra in caxa, non senio diligali ; con allre parole conira le letere si scrive. El li rispose sier Polo Capelo el cavalier savio dii Consejo. Parlò con colera, dicendo, senio rolli con Franza se non li demo le zente, et fa per nui a darle, perchè con questo li 139* fanti passerano et non li haveremo obstà, sichè a tulli do satisfaremo: exagerando mollo le raxon di la lelera scrive li Savii. Venuto zoso, molti vardava si alcun andana a risponderli, et maxime al luogo dove io Marin Sanudo senio, qual ut plurimum, dove vedo il ben di la patria nostra non ho lema a dir quel eh’ io senio. Et cussi andò le letere. Ave 8 non sincere, 52 di no, 140 di le letere, et fu preso. Fu poslo una letcra a parte a sier Hironimo da ca’