393 UDXXI, SETTEMBHE. Dii dito, date in Bruxele a dì 29, hore una, di note. Come eri a hore 24 zonse qui, partilo il zor-uo avanti da Bruza, et il Re a liora è zonto. Et inteso da li soi come il reverendo episcopo di Palenza li havia mandalo a veder si l’era venuto, e die zonlo d fusse mandasse il suo Secretano a parlarli, e cussi zonlo lo mandoe. Qual li disse, come il Re parleria a l’Orator nostro, e si doleria di una bolzela che andava a Trento con letere di Soa Maestà', era sta a la Chiusa aperta e tolto le lelere parlicular, e ben quella mandata a Trento, zoè il mazo di la Cesarea Maestà con amonirlo non venisse più con letere, dicendo quella Signoria mantenga la fede con Franza et le trieve con questa Maestà, perchè passando bolzclc vostre per qui, mai si releneria eie., dicendo:« Serivè a la Signoria la nova di la presa di Mosun; si spaza letere a Roma ». Lui Secretano scusò la cosa dicendo per le guere presente si voleva veder le letere, non però quelle di questa Maestà; et poi li dimandò qual nova era questa di Mosun. Disse come, hessendo il capilanio Francesco Siclien da una banda e di l'altra il conle di Nassau per aver dita terra di Mosun, quelli dentro mandono trombeli fuora a far palli, sì al Conte predilo come al capilanio Siclien, et cussi li tolseno a pali, con questo li soldati fusseno salvi, videi icet partisseno senza arme, et cavali di francesi e li subditì di questa Maestà a deserition; et cussi ussi-leno 180 homeni d’arme e bon numero di fanti con uno baslon in man ; andono via li francesi. La qual terra era su la Franza dii re Christianissimo abon-dante di viluarie, et eravi assa’ artellarie dentro; e questo fo, disse, perchè il re Christianissimo non credeva li exerciti si dovesseno unir, et voleva dar adosso l’uno e poi l’altro, ma nostri è stà aveduti; il qual re Christianissimo era a Troe9. Di sier Andrea Balastro conte di Sibinico, sier Agustin da Mula provedador di l’arniada, sier Anzolo tìuoro provedador generai in Dal-matia, date a Sibinico a dì 4. Come, per il ritorno di una sua barella, mandono a Ragusi per saper di novo dii campo dii Signor turco sotto Belgrado; qual tornala riportò 4 lelere, et mandano le autentiche, et manda la ditta barella con il suo armirajo per tuor una antena, cucliina (sic) et biseoli; e resta il cornilo, qual è ben succiente. Et scrivono aver ri-mandà una altra barcha a Ragusi per intender eie. Scrive, la galla Liona è in gran discordia Ira loro, è 238 bon disarmarla ; et de lì le cosse passano quiete. Et di Scardona nulla hanno. Di Ragusi, di Lorenzo Gritidisier Andrea procurato)-, fwl naturai, date a dì ultimo Avo- sto al Provedador di l’armada, in risposta di soe. Come cri et avanti cri zonseno con avisi, come il Turcho con il campo era relralo di Belgrado, c tragctlà di qua di la Sava. Et clic ’I re di Ilongaria col campo era do zornalc lontano, et clic il re di Poiana li havia scrilo Io aspelasse, perchè el veniva a darli socorso, el che per niun modo passasse la Dra-va ; qual era con 130 milia persone. Da poi vene uno morlacho, vien dii campo dii Turcho, disse el Signor e sollo Belgrado. Scrive, è venuto uno mercadante raguseo, qual vien dii campo, dove è stato con panni a vender. Dice come il Turco havia dato do balaje a Belgrado, et che haveano brusà loro moderni il borgo, c liralosi in l’altra mila per difendersi. El che hongari è col suo campo, et lien farano zornala; et che quelli di Belgrado preseno 12janizari, quali li apidiono a le mure. El come il Signor disse a li soi, che al lernpo di suo padre fevano gran cosse, e che adesso loro vien rebatudi, el che a la balaglia li dele ave podio lionor. Et che Peri bassà, era da l’altro canlon, senza dir nulla al Signor li dote una allra balaglia, e quelli dentro si defeseno con occision di assa’ turchi ; per il che il Signor era molto turbalo conira di lui. Letera di uno fra' Nicolò di l’ordine di Predicatori, data in Ragusi, a dì sopradito, driza-ta al Provedador di l’ armata. Scrive in eonso-nanlia, e si confirma le do balaglie date a Belgrado, e poi dito campo dii Turco esser rilrato eie., ut in litteris. Di frate Jacomo, date ivi. Scrive in consonanti ut supra. Che Belgrado si leniva, il campo dii re di Hongaria è in ordine, e si dice il Turco ritornava in Samandria. Di Jacomo di Zulian, date ivi, a dì sopradito, scritc al prefato Provedador di l’armada. Come è sta dato 3 balaglie a Belgrado per il campo dii Signor turcho, e da quelli dentro è sta amazà da molli turchi, et quelli dentro aver abandonà il borgo overo brusà. E clic ’I Signor si dispera dicendo li soi non sanno combater, et esser rilrato col campo alquanto. El il re di Hongaria con gran zenle è do zornate apresso dillo campo dii Signor turcho ; nè aliro se intende di novo. Fo leto una letera venuta in Fontego di To- 238 * deschi a uno merchante, serita per uno, data a Buda a dì 30. Come il Turco era a campo a Belgrado, et a l’incontro li veniva il conte Zuane con persone 100 milia, el da l’allro canto il re di Hongaria con persone 30 milia e con 2000 cavalli di la Slesia, e questi volcno melcr il Turco di mezo. E che