131 UDXXI, LUGLIO. 132 andar vini si conduse a Verona per le zenle nostre sono de li, cl lievi la proibilion ha falò non li possi trazer vini etc. A dì 12. Fo serilo a Padoa e per le nostre (erre, fazino far proclame niun subdilo nostro ardisca andar a stipendio alieno, solwn col ducha di Fera-ra, solo pena eie. Fo serilo a Treviso, si manda Sebaslian di Paxe rasonato per far le monstre a li fanti ha falò Zuan di Como. Fo scrilo a Brexa in risposta di soe, che olirà li 25 fanti ha Antonio di Castello de lì, voi farne altri 75, siché abbi 100 in tutto. Scmo conienti li fazi lì a Brexa. Fo scritto a Crema in risposta di soe di 9, come il governadnr di Lodi ha manda a far fanti su quel territorio numero 100 per il conte Lodovico di Bel-giojoso, et li ha permesso li fazi, de che lo laudemo, e cussi lassi farne a nome dii re Cristianissimo. Fo scrilo a Udene al Locolencnte, come si manda leterc di la Cesarea Maestà al conte Cristoforo, al ca-pitanio di Tulmin, Gradiscila e I’Iez dagi il possesso a nostri subdili, e le inlrade, per tanto mandi uno di quelli cittadini per loco con patente a far far la reslitution. ltcm, scrilo in Cao d’Istria mandi la letcra a domino Nicolao Ilauber di la Cesarea Maestà per uno citadin, in consonanza. Fo scrito eri al rezimenlo di Cipro, debano far cargar le nave di orzi per il bisogno di le zenle d’arme, et arano ducali 15 per nolo di 100 stara, jusla la parte. A dì 13. Fo scrito a Udene, si ha auto letere dii Conle di Grado, etiam è venuti alcuni di Grado a dolersi come, pescando a Irato su quel tenir che è solo el ducato, è venuto una barella longa armala a Marano, e toltoli la barella. Per tanto mandi uno 78* con sue lelere al capitanio di Maran a dolersi di questo alto, eh’è principio di guerra, rechiedendo la resti tuzion eie. Fo scrito al reziinento di Corphù, dagi favor a sier Zuan Coniarmi di sier Marco Antonio, e sier Polo Trivisan qu. sier Vicenzo e fradeli, con li qual à zà ha fato mercato di biscoli, e li presti molini, forni et magazeni eie. Fo scrilo a Brexa, come li GOO fanti vien di Romagna, fati per Zuan di Saxadello, verà lì a custodia. Fo scrito a sier Andrea Magno capitanio di Padoa, come si manda de lì Zuan Cavaza rasonato a far la monstra a li fanti 300 ha fato far Babon di Naldo, e darli danari. A dì 19. Fo scrito a sier Polo Nani capitanio di Bergamo, come se li manda Aiuolo Sanxon per suo secretario lì a Chiari. Fo scritto al dito, come li reclori di Verona non poi mandar alcun camerlengo a pagar il quarliron a le zente é de lì di le 4 compagnie Contiti di Marti -nengo, Julio Manfron, Piero di Longena e Antonio da Martinengo, per esser solum lì a Verona uno camerlengo ; per tanto è stà ordinalo che il Prato vicecolaleral vengi a far la monslra, e lui Capilanio fazi l’olieio in loco di pagador. Fo scrilo a Verona, per leterc di Zuan Paulo Manfron, ne ha fato intender voria venir a Padoa per aver fluxo, lassando suo fradello in suo loco al governo di la soa compagnia ; unde ne par stranio loro reclori nulla di questo scriva, per il che reirie-lemo a loro, se li par li dagi licentia. A dì 15. Fo scrilo a Crema, in risposta di soe lelere zercha scriver a Bergamo mandi opere per cavar le fosse de lì, lo laudemo e cussi é sta facto li mandino. Item, quanto al minar quel ponte di pie-ra falò in volli apresso la porla di Serio, et refarlo di legno, e metcr li maislri al revelin dii castello, qual è di terra, lo laudemo remelendosi dii lutto a lui. Fo scrilo a Padoa, fo relenulo uno Alano ber-lon a requisilion di l’orator dii re Christianissimo è qui, qual ferite da 5 in 6; per tanto li scrivemo lo mandino di qui solo bona custodia. Fo scrilo al Locotenente di la Pairia, perché vo-lemo far cavali lizieri e il cavalier di la Volpe go-vernador de lì ne ha 75, volemo ne fazi altri 25, sichè babbi 100, et li manderemo li danari di farli subito. A dì 15. Fo scrilo a Brexa et a sier Polo Nani 79 capilanio di Bergamo, come li oratori di Brexa si à dolesto li liomeni d’arme alozali su quel territorio voi se li fazi le spese. Non ne par honeslo, né volemo li dagi altro, ch’é secondo l’ordine di la banca. A dì 16. Fo scritto al rezimenlo di Candia, ha-vemo inleso non si armano de lì li soracomili a ordine, ma si danno le volte. È cosa mal fata, però li armino a ordine. Fo scrito al Luogotenente di la Patria dii Friul, uno domino Antonio Rorario da Pordenon, é con la Cesarea Maestà, havia una villa solo Pordenon, e a instantia dii signor Bortolo di Livian fe’ contracambio, bora per li capitoli etc. voi li beni soi. Però debbi fai possiedi ditti soi beni contracambiali. Fo scrito al retor di Lezena, cl diio Papa Lesler-go Lipsila nonlio de lì dimanda inonition. Per tanto se ne manda al Bavlo nostro a Napoli di Romania *