261 MDXXI, ACOSTO. 262 Dii dito, di 16. Come parlò al Papa per la causa di domino Piero Morexini per San Viccnti ha 137 ‘ con lo episcopo di Parenzo. Soa Beatitudine disse parleria con lo episcopo Campczo et con suo barba el vechio, e tornase poi. Qual tornato ozi, disse non averli pollilo ancora parlar et li parleria. Poi li domandò quello havia di Hongaria. L’Oralor disse nulla. Disse Soa Santità, aver aviso turchi aver auto una rota da hongari et esserli stà lolle certe barche, el come quel He mandava uno ambasador a Soa Santità, et che Belgrado era ben difeso. Scrive lui Ora-lor, è venuto de li avisi di Hongaria per lelere di Venecia, qual scriveno particulari, esser lelere dii secretano di quel Orator nostro et è mal fato queste cose vadi atomo, et cussi fece Alexandro Capela fo suo secretano quando parli de lì, che dele fama veniva a Venecia con parliti dii Papa, lui Orator formò processo di questo e le mandò de qui: queste cosse sono importante. El Papa disse non è in tanto pericolo P Hongaria. L’Imperador scrive non voi lassar impresa per questo, et lui Oralor disse sperava che’l re d’ingaltera conzeria queste differente per aversi interposto, e si dice per Roma ha falò trieve tra ambe Maestà per 7 selimane. El Papa disse non è vero, imo si acorderà quel Re con l’Imperador conira el re di Franza, e disse havia una lelera di man di Plmperador, e cazò man in lasca, e tolse una lelera fuora e lesse pian, poi al capitolo lexè forte, qual diceva «Santo Padre non credè mai fazi alcun acordo col re di Franza senza vostra saputa el voluntà » dicendo non seguirà alcun acordo. Poi P Orator li disse quello li havia dito el cardenal Armelin di P amor portava Soa Santità a la Signoria nostra. Disse : « Domine Oralor, cussi è certissimo » con molte parole di P amor ciie ’I portava a la Signoria nostra. Scrive, si dice trala acordo col dueba di Fc-rara di dar una fìola fo dii ducha Lorenzo di Medici al fiol dii Duca, lamen tien sia Irato dii Papa Scrive, el Papa ha excomunichato monsignor di Lescu; la qual è slampada. Si ha di campo, le zenle dii Papa esser apropinquate a Parma; el come li hanno diio do reverendissimi cardenali Flisco e Triulzi, de qui non se poi saper nove vere, ni come vadano le cose; sichò noti poi scriver altro. 158 Eri in capela, fo cantato una solenne messa per 10 episcopo di.... di nalion yspano, dove vi fu el Papa el cardenali eie., et questo per la liga fata per 11 re di Porlogalo con il Prete Janne, el volea si dicesse una oralion a la messa, la qual proposta prima in concistorio non parse, imo fo contradila da alcuni cardenali, perchè dillo Prete Janne tien certe eresie, clic dicendo lai oralion saria mal falò perché errava in la fede. Et cussi el Papa non volse fusse dila. Et la epistola di tal confederatimi è slà butà a stampa, et la manda. Scrive dito Oralor si provedi di danari per corieri et per el suo viver lì. Dii dito, di 15. Come eri a bore 22 el Papa mandò un palafernier da lui a dirli li andasse parlar questa malina. E cussi andato, Soa Santità li disse la Signoria aver fato a lui quello fu falò a ltavena ai corieri nostri, che è stà retenulo uno corier suo con lelere, e fatoli intender non passi peri lochi di la Signoria. Lui Oralor disse non credeva questo fusse seguilo di voluntà di la Signoria nostra, domandando qual rector è stato. El Papa disse non è slà relor ni è stà corier, ma un travestito da corier, nè so dove sia stato. L’Orator disse potria esser qualche uno in questi tempi di guerra fenzessc fusse de la Beatitudine Vostra e non fusse. Il Papa dise: « Non so. Scrivè a la Signoria voja servar li capitoli l’ha con questa Santa Sede » dicendo etiam Soa Santità voi scriver, dicendo aver bon animo verso la Signoria nostra et quella ne fazi experientia, jurando sopra il suo petto, dicendo: « Tenete tanto con Franza, e a nui stà di conzar quelle cosse con danno vostro. Però scrivè a quella Signoria non se fidi di Franza » con altre parole ut in litteris. Lui Orator ringraziò Soa Santità, prometendo di scriver el tulio. Da Napoli, di Hironimo Dedo secretano, di IO. Come le zenle yspane partj dii Tronto per venir in ajuto dii Papa, fono in tulio lanze 500 capo don Antonio di Leva, qual si dice stava mal et è morto. Scrive, cerio capo di slralioti albanesi nominalo .... qual restò lì in reame al tempo dii re Forando, si marìdò et ha beni, è andato a Roma da P oralor ispano. Par voghilo far 300 slralioti. Don Forando Castrioti non è ancora parlilo; qual etiam lui è albanese, fa slralioti; ma de lì non sono danari, dice va a Roma, et poi anderà forse in Borgogna a guerezar in quelle parie. Scrive, è gran penuria di danari qui in Napoli, e la corte non ha alcun credito: hanno mandato 12 milia ducali in campo. Scrive, è venuta nova di Messina, che una nave zenoese veniva di Soria molto rìcha di mercadantia, quelli hanno messo la man suso e hanno retenulo de lì. Scrive, è venulo uno lì a Napoli nominalo in le lelere, vien di la corle dii Re con ordenc di vender terre e darli el possesso di Troja al conte di Montalto che la comproc; con altri avisi ut in Ut-tcris. Di Palermo, di sier Pclegrin Venier, qu. sier Dome nego, di primo Avosto. Come, essendo