io' MDXXXIII, lasi dii suo lelo, prima havendo licentialo il ser-vilor di caxa andoe al leto in la camera dove dormiva diio suo fio! et quelo con uno coltelo scanoe, et da poi postoli una fune al colo Io strasinete fin nel suo orto el a piedi di uno cedro lo solerò a ciò niun se acorgese de tal enormissimo assassinamento et lei immediate si come se intende se ne fuzite a Mantoa. Dimanda autorità etc. Fu posto, per li consieri, sier Zuan Alvise Duodo, sier Gabriel Moro el cavalier, sier Zuan Francesco Morexini, sier Alvixe Boti, sier Malhio Vituri, questa parte di questo tenor: per dar quela severa et debita punition che se convien a lo atrocissimo et nefandissimo deliclo perpetrato da Castellana perfida el crudelissima madre, che sangua-nando le sue mano ha haulo tanto ardir de ama-zar el fìolo che dormiva, come questo Conseio ha inteso da le lelere dii proveditor di Salò di 3 di l’instante, hora lede, però l’anderà parte: che per autorità di questo Conseio sia data facultà al dito proveditor che proclamala essa Castelana et non comparendo nel termine statuito possi bandirla di Salò el di la riviera et di tulle terre et loci di la Signoria nostra, si da parte da terra, come da mar, navilii armali el disarmali, et de questa cità nostra de Venetia, con (aia de lire mile a quello over quelli che la prendesse et consignase ne le forze de la iuslilia, et de lire 1500 a chi P amazasse, fata fede di la inlerfezione. Et aziò che questa scelestissima femina non sia secura fugendo in terre aliene, sichè ad ogni modo l’habbi a sostener quella punition che merita così gravissimo delieto, sia preso che chi la prenderà ut supra o amazarà in stalo, terre et loci aliene consequisa el babbi lire 3000 di taia, et ulterius siano confiscali li beni soi iusta la forma di la parie; le qual (aie siano pagate de li beni di essa delinquente se ne saranno, se non de li denari de la Signoria nostra. Ave: 147, 5, 5. In questo zorno, vili a San Barlolomio, a la spiziaria de P Agnolo, di maislro Cestina una cossa notanda di uno marasso qual havia partorito .... marassi picoli. Da Milan, di V orator nostro, di 10, ricevute a dì 23 Luio, da matina. Sono lelere dii magnifico Calerà orator di questo signor apresso Cesare, di 4: come hessendo l’imperatrice mal disposta, Cesare ritornò a Barzelona et il Conseio suo lo seguiva, qual venuto fino a mezo camiti et inteso el miorar de Sua Maestà ritornorono a Mon-zon, la qual imperatrice era varila, et il Conseio luglio. 488 fé saper a Cesare haver mandato a disuader al Pontefice di andar a lo abocamento a Niza, il che a Soa Maestà era sta molto grato, et inteso el diferir fino a mezo septembrio li piaceva perchè forse, perlongandosì el tempo, quelo si potria risolver. Questo signor duca huvìa fato richieder li soi tre lochi leniva il marchese di Monterà et mandò le ragion sue a Cesare; et scrive non li è dificultà che non li apartegna, tamen a Soa Maestà non li ha parso prò nunc far altro, ma quando si farà dii resto dii Stato se li darà diti tre lochi. Sono letere di Roma, dii reverendo Andreasio, di 9, Scrive il signor Antonio di Leva, di 14, haver aviso di la corte cesarea Soa Maestà dovea partir di Barzelona a dì 7 de questo, per Monzon, et havia provisto per letere di cambio, et mandalo ducati 100 mile per socorer Coron ; el che le fuste de corsari molestavano quele marine havea, fate provision et prese molte di que le. El il suo Zuan Piero, andò a Cesare per haver comission di quelo voleva se facesse dii stato de Monferà, non era ancora tornalo et sperava venisse per tulio il presente mexe: el questo signor non teine di non haver li soi tre lochi. Eri P orator dii duca dì Mantoa vene a mia visilation et mi disse non dubitava che Cesare non desse il sialo di Monferà al suo patron, el resta la dificultà de Casal, el havia provisto con alcuni capi dii popolo, quali operavano che il resto non li sariano conlrarii, et con molti di nobili quali mostrava soi nemici se trova haver manco difficultà perchè il più numero si andavano absentando fuor dii Stato, si che havea bona speranza de haverlo. Sono letere dii, Robio, da Lion, di 2, come hes-sendosi divulgato de li el Papa dava terre in Italia in dota a la nipote, li era sta afirmato dal nuntio pontificio et iurato che il Pupa non darla un merlo di alcun locho de Italia, nè da questi li era sta fato parola, ma di far lo abocamento per le cose dii concilio et de turchi, sotto generalità; el seguito fosse il matrimonio, Sua Santità prove-deria per la dota in Pranza de equivalente eie. al valsente di beni de Italia ; el havia esso Robio inteso da P orator di Ferara, che ’I gentilhomo di Cesare, zonlo a la corte, richiesto el fato oblalion per esser insieme conira el turco, et fato certa recomandation el aconzar uno suo fiol con la serenissima regina. El era zonto a li 2 lì a la corte il duca di Norfolch alozato do lige apresso il re. A li dì passati hessendo a la caza il re Christia-nissimo si risentì di cataro, fu liberato et messo