PIO BONDIOLI lievi specialmente oltre i confini odierni dello Stato dove vive circa un milione di skqipetari i quali non sempre figurano nelle statistiche jugoslave, turche, e specialmente greche, in cui, seguendo un sistema del tempo della dominazione ottomana che segnava come rum (cioè greci) i cristiani di qualsiasi razza, gli albanesi di religione ortodossa sono indicati senz’altro come elleni e quelli mussulmani come turchi. Con molta approssimazione si danno 700.000 albanesi nella Jugoslavia (distretti di Cossovo, Dibra e Macedonia) e nel Montenegro; 215.000 in Grecia. A questi vanno aggiunti i nuclei dell’Italia meridionale (Calabria e Sicilia) e le colonie dell’America. Al 1° gennaio 1937 erano valutati presenti nel regno d’Albania 1.103.100 abitanti, dei quali albanesi per il 76,4 per cento; turchi 6,1; serbi 7,5; bulgari, macedoni, aromuni, cuzovalacchi (romeni), tzigani, ecc. il resto. La densità media di 30 abitanti per chilometro quadrato è la più bassa della penisola Balcanica; in realtà si ha un’oscillazione da un minimo di 10-15 abitanti nelle regioni meno adatte alla vita umana a un massimo di 100 nei fertili distretti di Scutari e di Coriza. Povere di popolazione sono le zone litoranee acquitrinose e infestate dalla malaria, e quelle dell’alta montagna dove alle difficoltà d’accesso si aggiungono la frequenza delle precipitazioni atmosferiche e il clima rigido d’inverno. La zona mediana, generalmente collinosa, è la più felice e quindi più popolata; pure in essa si trovano, oltre le poche città della costa, i centri abitati di maggior importanza. Una grande divisione non solo geografica ma anche etnica e linguistica è segnata dallo Shkumbi che separa le due Albanie: quella del nord e quella 34