PIO BONDIOLI pastori, detti farsalioti, che praticano la trasumanza, portando i loro greggi in autunno dalle regioni del Tomor sul litorale e da quelle del Pindo nell’Epiro e nella Tessaglia. Si spostano talvolta a villaggi interi, con le famiglie, i preti e i maestri. Quando arricchiscono si fermano, abbandonano la capanna (kaliva) e si costruiscono una casa, Molti esercitano i mestieri di carovaniere, intagliatore e tessitore di coperte a colori vivaci. I privilegiati che possono studiare diventano per lo più farmacisti. Di animo pacifico, coltivano la lingua romena e conservano il ricordo della « grande Valachia » che si stendeva appunto oltre il Pindo; è viva pure tra loro l’affinità con Roma. Mentre in Macedonia e nel-l'Epiro sono osteggiati, i romeni in Albania sono considerati connazionali. Gli uomini portano sopra la fu-stanella una specie di pastrano e un copricapo nero. Le donne vestono abiti sgargianti e ostentano sul petto collane di monete d’argento. In capo portano una curiosa tiara e fra le ciglia sono tatuate secondo il gruppo familiare a cui appartengono. I bulgari sono rappresentati da pochi avanzi delle antiche invasioni nei villaggi presso Coriza. Ma il loro ricordo persiste sopratutto nei tipi biondi degli albanesi del sud. Un curioso gruppo bosniaco è quello di Shjak sulla strada da Durazzo a Tirana, raccoltosi in quella località dopo l’annessione del loro paese da parte dell’Austria. Piccole minoranze serbe, di religione ortodossa e malviste, si trovano nelle Alpi. Pochi villaggi turchi si hanno presso Dibra e Ocri-da, con popolazioni importate nel secolo scorso dall'Asia minore. Epiroti stanno nell’Albania meridionale e specialmente a Delvino. Mancano quasi completamente gli ebrei, pur numerosi negli Stati balcanici. 42