PIO BONDIOLI Attaccando combattimento, tendono subito a sopprimere o almeno neutralizzare la vigilanza degli elementi di sicurezza, a piombare sugli avamposti. Le bande austro-albanesi dei Malakastra-Eger e delle regioni oltre l’alto Osum, usavano, di preferenza, un rapido lancio di bombe a mano. Nei centri di rifornimento e lungo le retrovie, le bande mirano ad impadronirsi delle salmerie, a sgarrettare i quadrupedi, a far bottino. Nei centri abitati s’abbandonano a devastazioni, incendi, massacri. L’armamento delle bande è, di solito, poco perfezionato ma abbondante: fucili di tutti i tipi e di ogni calibro (le bande italo-albanesi avevano il fucile mod. 91 con sciabola baionetta), larga dotazione di cartucce a tracolla e alla cintura, rivoltelle, bombe, armi bianche, ecc. Gli obiettivi delle incursioni sono le comunicazioni e i centri di rifornimento dell’awersario; in collegamento con le truppe regolari, fanno dimostrazioni su tratti di fronte per facilitare l’occupazione di punti singolarmente importanti e l’avanzata di unità maggiori. Data però la limitata forza e le difficoltà di coordinamento, la loro azione, se può talvolta guadagnare in violenza, perde ben presto d'intensità e i colpi di mano delle bande riescono effimeri quando la difesa è vigilante ed ha saldi i nervi. Caratteristica è la preparazione dell’azione delle jerolochie epirote fatta col tracciamento del cosidetto canale (kanàl). Esso consiste nel determinare, preventivamente, gli sbocchi lungo le dorsali alpestri o lungo le diramazioni verso le valli, riconoscendone i sentieri, indicandoli con pali, frasche, incisioni nelle cortecce degli alberi, cumuli di sassi, depositi nelle macchie, corde o stracci legati ai rami, ecc. 116