PIO BONDIOL1 europee, divise anche sul terreno religioso, abbandonavano gli ideali secolari della lotta contro l’IsIam e — prima la Francia nel 1535, poi Venezia, l'Inghilterra, l’Olanda, la Polonia — concludevano accordi politici e commerciali col sultano di Costantinopoli. Per non finire sotto il giogo ottomano, Giovanni Castriota e numerose famiglie albanesi tra il Quattrocento e il Cinquecento passarono il mare e si stabilirono nell’Italia meridionale e nella Sicilia, dove erano stati preceduti da altre emigrazioni. Il primo contingente era venuto in Italia al comando di Demetrio Reres verso la metà del secolo XV per invito di Alfonso I d’Aragona e fu seguito dall’invio di truppe dello stesso Skanderbeg. Anche durante le campagne del Castriota contro i turchi, molti albanesi affluirono nella Puglia e, andata sposa Irene Castriota al principe di Bisignano nel 1470, la seguirono in Calabria, dove con la caduta di Kruja li raggiunsero altri profughi. L'ultima ondata si ebbe a Napoli, alle isole Lipari e nella Puglia con la caduta della fortezza di Corone in mano ai turchi nel 1533. Le colonie albanesi ebbero sempre protezione e accoglienza in Italia, conservarono la loro lingua, i loro costumi, il loro rito bizantino. Profondamente e sinceramente italiani, i loro discendenti, in numero di circa centomila, sono attualmente in vari centri delle provincie di Avellino, Campobasso, Catanzaro, Cosenza, Foggia, Lecce, Potenza, Teramo e Palermo. Condottieri e soldati d'oltre Adriatico entrarono nelle milizie aragonesi, pontificie, estensi, viscontee e sforzesche. Nel Duomo di Milano si può vedere ancora sulla parete della navata a sinistra il monumento 60