ALBANIA e con la violenza. Ora si gettò contro i cristiani di Prevesa, di Suli e di Parga, sterminandoli ferocemente, ora contro i pascià dell’Albania centrale; ora prese al suo servizio le bande degli armatoli e dei Ideiti dell’Albania meridionale, ora invece le combattè senza pietà. Il Pouqueville, che lo conobbe quando fu console a Janina, ha lasciato di Ali pascià, che alcuni vollero, a torto, mettere a fianco della figura eroica dello Skanderbeg, un ritratto molto efficace: « Mussulmano coi turchi, blandiva i più fanatici cui faceva, all’occasione, dar bastonate come a schiavi; panteista coi bektash, professava il materialismo allorché tro-vavasi in loro compagnia e cristiano quando ubria-cavasi coi greci, beveva alla salute della buona Vergine... Ma se prendeva tutte le maschere per illudere quelli che voleva ingannare, adottò all’incontro un andamento fisso e regolare nella regione delle procelle politiche ove erasi innalzato. Ossequioso verso la Porta ottomana, ogni qualvolta essa non ledeva la di lui particolare autorità, ebbe per norma non solo di pagare esattamente i tributi al Sultano, ma di sborsargli anche al bisogno anticipazioni di capitali ed assegnar stipendi ai membri più influenti del ministero; nè mai si scostò da quel sistema, sapendo per istinto che, nei governi assoluti, l’oro è più potente del despota che forma lo stato e la legge ». Napoleone non esitò a tenersi con lui in corrispondenza e gli mandò il generale Roze come ambasciatore. Dopo il disastro di Abukir, Alì pascià imprigionò il Roze e si volse agli inglesi, ma alle prime vittorie del Córso, tornò a blandire la Francia sperando di ottenere il possesso delle isole Ionie. Alì pascià, in quindici anni di scaramucce e insidie, dal 1788 al 1803, era riuscito a impadronirsi di 69