PIO BONDIOLI a strappare al sultano il titolo di pascià ereditario di Scutari. Dà allora non pensò più che a rendersi libero e negoziò con Vienna, ma fu sconfitto e decapitato. Suo figlio Mahmud « il nero » accentuò il carattere di autonomia del pascialik, mosse guerra ai montenegrini e ai veneziani e fugò nella pianura di Cos-sovo l’esercito turco mandatogli contro. Padrone dell’Albania del nord, riprese i negoziati con Giuseppe II d’Austria, ma la Turchia gli scagliò addosso il pascià di Janina, Alì Tepelen. Mahmud perì in uno scontro coi montenegrini e la sua testa fu mandata a Cettigne. Lo stesso sogno d’indipendenza dei gheghi Bu-shati sembrò per un momento realizzarsi nell’Albania meridionale con il loro avversario tosko, Alì Tepelen, dotato di acuto senso politico e di maggiori capacità militari. Questo ardimentoso, ostinato albanese, cantato da Byron nel Childe Harold e ancor vivo nei canti popolari albanesi e greci, si era fatta una posizione potente in tutta l’Albania, fino a farsi riconoscere signore indipendente dai suoi colleghi di Elbasan, di Kruia e dell’Albania settentrionale. Nella capitale del-l’Epiro tenne per molti anni una splendida e lussuosa corte alla quale chiamò con spirito di modernità a suoi consiglieri nella riorganizzazione della vita civile e militare del sangiaccato, medici, ingegneri e istruttori italiani, come il napoletano Del Carretto e il siciliano Santo Monteleone, riunendo le funzioni di pascià a due code di Janina a quelle di toparca della Tessaglia e d'ispettore delle strade. Si destreggiò abilmente e a lungo fra la Porta e gli austro-russi, l’Inghilterra e la Francia della Rivoluzione e di Napoleone per mantenere il potere acquistato con l’astuzia 68