PIO BONDIOLI « durante tredici anni prove sicure della mia amicizia; « sono disposto a continuare nella stessa linea di con-« dotta, ma se ciò fosse inutile, le conseguenze rica-« drebbero su re Zogu ». « A sì amichevoli parole la risposta fu intollerabile; fra le tante possibili linee di condotta, Zogu, basandosi su molto utopistiche speranze di assurdi e inammissibili aiuti, scelse quella della provocazione non ancora convinto, nonostante le tante prove ormai da noi fornite, che questa è veramente la peggior politica da adottarsi verso l’Italia di Mussolini. « Il giorno 5 aprile gli italiani lasciano l’Albania su due navi da guerra, rimanendo soltanto a Tirana i funzionari e gli ufficiali in servizio diplomatico e pochi altri che coraggiosamente si erano offerti di presidiare la nostra Legazione minacciata dalle bande di fuori legge reclutate da Zogu nelle prigioni delle varie città. « La popolazione è rattristata dall’esodo dei nostri connazionali, ma è sostanzialmente lieta che si stia producendo una crisi tale da determinare la caduta del dominio zoghista... Pochi rispondono al foglio di mobilitazione. Tutti rifiutano di prendere le armi contro di noi. Al contrario dalle lontane montagne della Mirdizia e dei Ducagini capi nostri amici muovono incontro alle nostre forze, ansiosi soltanto di affrettare il cambiamento di situazione. « Sono soltanto pochi sconsigliati che Zogu riesce ad armare per opporsi a Dfurazzo e negli altri porti al nostro sbarco. Smentite le voci estere di combattimenti, distruzioni e stragi, il ministro proseguiva: « Nessuna battaglia ha avuto luogo: là, ove una resistenza era stata predisposta, più per uso esterno che per convinzione, 192