ALBANIA pava nuovamente alcuni punti strategici deH’Albania e spingeva le sue truppe verso l'Adriatico. L’Austria, fatto subdolemente suo il programma della « grande Albania », il 17 presentò alla Serbia un’intimazione a sgomberare che era un vero ultimatum, davanti al quale i serbi dovettero inchinarsi tre giorni dopo. Il gesto austriaco, ebbe le sue ripercussioni anche in Italia, perchè il ministro degli esteri Di San Giuliano aveva già avvertito che « i rapporti italo-austriaci sarebbero stati completamente distrutti » da un’azione che col pretesto di fermare il Montenegro o la Serbia tentasse di far entrare le truppe dell’impero in Albania. L'incidente non ebbe seguito per il momento, ma doveva pesare sugli avvenimenti dell’anno seguente. La Commissione internazionale per la delimitazione dei confini poteva infine chiudere i lavori a Firenze il 17 dicembre 1913, lasciando fuori dall’Albania indi-pendente i territori degli Hoti, dei Gruda e parte di quello dei Klementi, la pianura di Podgorica, i porti di Dulcigno e Antivari, la Metohija del Drin Nero occupati dal Montenegro; la pianura di Cossovo, Prizren, la vallata superiore del Vardar e Dibra lasciate alla Serbia, tutto l’Epiro meridionale e la Camuria alla Grecia. Quest’ultima però non fu contenta; bloccò le coste albanesi costringendo il governo di Ismail Kemal bey ad abbandonare Valona sul yacht del duca di Montpensier; il ministro Zogra-phos, col concorso del deputato di Arta Karapatanos e del colonnello Dulis, organizzò le famigerate jero-lochie che invasero l’Albania meridionale e tentarono d’impiantare un governo autonomo nei kaza (distretti) di Argirocastro e Coriza. Anche gli albanesi del nord si ribellarono alle decisioni di Firenze: Dib Doda instaurò un altro governo nella Mirdizia, 83