PIO BONDIOLI della questione, proprio mentre dimenticava come le stesse osservazioni e considerazioni erano stati luoghi comuni e argomenti politici di statisti e viaggiatori a proposito di tutta la Balcania anteriormente alle paci di Sistova e di Jassy (1792) che segnarono il tramonto della competizione austro-russa per la conquista della penisola basata sul concetto della spartizione di quella che allora chiamavasi semplicemente Turchia europea. A quel tempo si parlava soltanto di liberare le popolazioni cristiane, cioè le minoranze che il Turco non era riuscito a convertire all’islamismo, ma non si pensava affatto e nessuno poteva prevedere che potesse risorgere una Serbia indipendente e tanto meno una Jugoslavia nella quale oltre un milione e mezzo di maomettani, con parità di diritti civili e con pacifica partecipazione all’amministrazione statale e nel governo rappresentasse l’undici per cento di tutta la popolazione; che una stessa percentuale, composta di turchi e pomacchi (bulgari maomettani), un giorno avrebbe avuto la Bulgaria e che, infine, la Grecia avrebbe scambiato i suoi mussulmani con i cristiani profughi dall’Asia minore. Le cose mutarono col risveglio delle nazionalità. Greci, romeni, serbi e bulgari poterono raggiungere l’indipendenza, entrare nel « concerto europeo », affermarsi come nazioni e Potenze, più che per forza propria, per l’aiuto dello straniero, della Russia per i popoli slavi, della Russia e dell’Inghilterra per il greco. Perchè dunque l’obiezione alla rinascita è stata mantenuta soltanto per l’Albania? Alle cause che abbiamo già esposto (confusione fra albanesi e turchi, fra cristiani e greci; abilità della Turchia nel tenersi legati gli albanesi mettendoli con- 198