PIO BONDIOLI con minore attenzione la situazione era osservata nelle Cancellerie e negli ambienti responsabili degli Stati interessati agli sviluppi dei fatti interni dell'Albania. Si dice che Pasic, il quale conosceva bene la Balcania e lo stesso Zog, al momento in cui questi prendeva congedo da Belgrado prima di rientrare in Albania, lo abbia salutato con le significative parole : « Addio, caro amico di oggi e nemico di domani ». Sta di fatto che Zogu ritornava al potere nei giorni in cui si chiudeva, bene o male, l’annosa e spinosa questione dei confini con la Grecia e stava per essere regolata la frontiera con la Jugoslavia (protocolli di Firenze, 27 gennaio 1925 e 26 luglio 1926). Automaticamente entrava in efficienza da quel momento la garanzia morale dell’Italia, riconosciuta dalla Conferenza degli Ambasciatori del 1920, in quanto Potenza direttamente interessata alla pace e allo statu quo dell’Albania e dei Balcani in generale. La pronta reazione del Governo fascista all'eccidio della missione Teliini presso Janina e l'occupazione di Corfù nell’estate del 1923 avevano dimostrato che qualsiasi tentativo di danneggiare l’Italia sull’altra sponda era destinato a fallire. D’altra parte soltanto un successo di politica estera poteva lasciar sperare al Presidente un consolidamento del suo governo e della sua amministrazione. Fu perciò logico e, in fondo, naturale il suo rapido accostarsi, malgrado gli intimi sentimenti opposti, verso il nostro paese. E va anche detto che trovò subito comprensione e realismo. Già il 2 settembre dello stesso anno 1925 veniva concluso e firmato il primo accordo economico con l'Italia, il quale segnava l’inizio di una lunga serie di provvedimenti ai quali è dovuta la rinascita albanese. 132