PIO BONDIOLI dato momento — dice il Pernice — sembrò che l’Albania dovesse diventare una provincia austriaca. E se ne impensierivano anche fuori d’Italia. « Dal giorno in cui l’Italia acconsentisse che l’Austria s’insediasse in Albania — riconosceva il Loieau — l’indipendenza della sua costa sarebbe irrimediabilmente compromessa. L’Adriatico diventerebbe non in senso metaforico ma alla lettera un lago austro-ungarico. Inoltre tutte le relazioni dirette, politiche e commerciali, tra la penisola italiana e quella balcanica, relazioni segnate dalla natura, consacrate dalla storia, sarebbero intercettate a profitto della stessa Potenza, I.’Italia si troverebbe ad un tempo minacciata e isolata; minacciata non solo dalle Alpi ma anche dal mare; isolata dai Balcani che un giorno diventeranno teatro di avvenimenti del più alto interesse per tutte le nazioni, aperto a tutte le competizioni, disposto a offrire a una sagace diplomazia tutte le risorse del gioco dei compensi e degli impegni. Lo stabilirsi dell’Austria-Ungheria sul canale d’Otranto ridurrebbe di metà lo scacchiere politico italiano ». Il problema era posto nei suoi termini essenziali e reali. Il 1897 segnò una svolta decisiva; la politica italiana, regolate le pendenze con la Francia nel novembre, durante una visita del ministro austro-ungarico Goluchowski affermava la sua volontà di essere presente in Albania, dove in quello stesso anno, in occasione della guerra greco-turca si erano rinnovate le manifestazioni nazionaliste. Da quella data incominciano le interpellanze e le discussioni alle due Camere, le inchieste, i viaggi di studiosi e di giornalisti e le esplorazioni per rendersi conto delle effettive possibilità, le iniziative del governo per riprendere il tempo perduto: scuole italiane in Albania e scuole al- 78