PIO BONDIOLI richiamare l’attenzione del governo di Belgrado sulla possibilità di una crisi nelle relazioni italo-albanesi o, per meglio dire, tra noi e Zogu, dato che invece sempre più manifesti erano i segni della simpatia popolare e numerosi appelli giungevano da parte dei più eminenti capi dell’Albania onde ottenere il nostro aiuto per liberarsi dell'oppressione zoghiana. In febbraio infatti si hanno manifestazioni unilaterali di una palese ostilità assolutamente ingiustificata ed alcuni albanesi colpevoli solo di amicizia per l’Italia sono imprigionati. Dopo il nostro intervento di secco stile fascista vengono rilasciati; ciò accresce, in una col prestigio italiano in Albania, anche il malanimo di Zogu verso di noi. « Nel frattempo •— siamo ai primi di marzo — eventi di singolare importanza si sono prodotti in Europa. L’attenzione politica dell’Italia si polarizza, com’è logico, verso altre vicende nè si sarebbe concentrata in tale momento sull’Albania se non fosse stato lo stesso Zogu a richiamarla. Il giorno 8 marzo egli, in un lungo colloquio col nostro ministro Jaco-moni, dopo aver ripetuto per l’ennesima volta le sue intenzioni di amicizia verso l’Italia, propose di mettere su più aggiornate basi le relazioni tra i due Paesi, attraverso la stipulazione di un nuovo patto di alleanza rinforzata. La proposta fu in massima da noi accettata e messa allo studio. « Senonche il 20 marzo improvvisamente egli richiese l’invio di truppe italiane in Albania. Le ragioni di tale richiesta apparvero ambigue: volemmo conoscere il vero perchè e non tardammo a sapere che egli, che aveva sempre mal visto e spesso cercato di minare la cordiale intesa tra Roma e Belgrado, aveva architettato un piano assurdo, ma non per questo non 190