CAPITOLO VI - LA POPOLAZIONE E IL COSTUME ai soldati, che, per occasionem ac licentiam omni rapinarum genere grassati, creano poi Vespasiano imperatore. Assai interessante sarebbe avere alcune impressioni degli storici di quel momento, in cui veramente la popolazione Aquileiese scrisse le sue più belle pagine di epica resistenza al nemico suo e dell’impero (1) ; di tante interessanti informazioni non ci restano che quelle di Erodiano quando dice che al momento dell’assedio la città era « grande » e già « assai popolata per la sua propria popolazione », alla quale era venuta ad aggiungersi « grande moltitudine non solo di cittadini, ma anche di stranieri e di mercanti ». Vi erano infatti accorsi tutti coloro che abitavano nelle campagne all’intorno piccole città e borgate e che si affidavano ora alla resistenza delle mura (2). L’episodio delle donne Aquileiesi, che consentono a farsi recidere le chiome per fornire di corde gli archi dei combattenti, è l’unico esempio, pur nella sua ingenuità romanzesca, di un tentativo per accostare l’anima della folla Aquileiese in sì tragica circostanza (3) e avrebbe valore, se non sapessimo che è narrato identico in altri celebri assedi antichi (4). Un altro momento non meno tragico, anzi certamente più tragico, fu quello della distruzione per opera di Attila ; ma solo ci viene detto che gli abitanti si difesero strenuamente (5) ; l’episodio di Dugna, che si gettò nel fiume per sottrarsi alla vergogna, vorrebbe poi illustrare praticamente l’eroismo e le virtù degli abitanti (6). Più solitamente presente mi pare invece che sia la moltitudine nelle descrizioni degli Atti dei Martiri Aquileiesi, benché ad essi non si possa dare in questi particolari eccessiva importanza ; così nella leggenda di S. Marco (7) al miracolo del risanamento della (1) Cfr. cap. I pp. 55 e seg. (2) Herodian., Vili, 2 : ¡Ae-fiaT?) iriXt; iSiou òvi|j.ou itoXuàvSpojTco; ; e più oltre dice che iroXu ri u).9po; ¿7rE67iij.ee où 7roXtTG3v pidvov àXXà Sj^vtov re xat èjATOÌpaiv.....Tote 8^ [AaXXov inoXu'juamàaS») tò zXypos, tCv oyXojv xàvirtov È? à^pitìv (juppEo'vTtov, ■reoXtYva? re xat xwixa; tà? Treptxetjieva;, xaxaXtiróvTwv, TtiareutraVTiov Sè a’jTOÌj? -rio xe pLeye^et TtóXeu>{ xat tS 7tpojìej5X»)f/.e'v({) xet'/et. (3) Cap. I p. 56. (4) Cartagine, Salona, Bisanzio, Taso ; lo ha notato lo Schwegler, Rom. Gesch. Ili, 260; il Delehaye, Les légendes hagiographiqu.es!, Bruxelles, 1906, 30-31 ne ha rilevato il valore per la valutazione delle leggende agiografiche; vedi anche Pareti in At. e R. n. s. V, 1924, 173. (5) Paolo Diac., Misi. rom. XIV, 9. (6) Paolo Diac., Misi. rom. XV, 7. (7) Acta SS., Jul. Ili p. 249. — 334 —