CAPITOLO II - LA RELIGIONE adorarono nell’ apposito edificio le divinità delle loro terre. Se accettiamo pertanto l’ipotesi che soprattutto le relazioni commerciali abbiano stabilito rapporti cultuali fra Aquileia e l’oriente Transalpino e anche i paesi d’oltre mare, potremo credere che per questa via si sia affermato in città il culto di Silvano, di Esculapio, e in parte quelli di Mitra e di Iside. Potremo anzi fare un passo più innanzi nella nostra ipotesi e imaginare che alcuni di questi culti, come p. es. quello di Beleno o di Silvano, preesistessero anche alla venuta dei Romani in queste regioni e che dalla colonia sopravvenuta non avessero avuto che una nuova consacrazione. In tal caso qualcuno potrebbe dalla relativa frequenza di culti Norici e Pannonici in Aquileia fondare l’ipotesi di più stretti rapporti tra la Venezia Giulia e i paesi Transalpini in età anteriore all’avvento romano. Potrebbero influire tali culti antichissimi in parte notevole sui riflessi Aquileiesi della religione rurale e di quella degli artigiani e degli operai o dei professionisti, la prima perchè rifletterebbe nella città, spesso, come s’è visto, rifugio di contadini minacciati dalle invasioni, i culti campestri del contado, sicché la Bona dea pagana o Cereria, e la Magna Mater Cereria ci richiamano forse a tali adorazioni ; la seconda avrebbe portato in città due generi di culti, quelli degli operai delle miniere del Norico, p. es. Vulcano, Mitra, o di altri lavoratori della montagna, come i sectores mate-riaratn devoti a Silvano, o quelli delle industrie o delle professioni cittadine, come i fullones, devoti a Minerva e i fabbri ad Esculapio e gli aquatores a Feronia, e le medichesse o levatrici alla Bona dea. Restano infine da considerare anche i culti ufficiali : tra essi i culti sui quali gli imperatori hanno fatto sentire la loro preferenza in Aquileia non sono, a quanto pare, che quelli di Beleno, Mitra e Nettuno : i primi per opera di Diocleziano e di Massimiano, l’altro per opera di Gallieno. Forse è dovuta al favore imperiale la presenza di un IV vir iure dicundo fra gli adoratori di Mitra, mentre altri funzionari, qualificati come tali, sono rari, e così un decurione adora Venere, alcuni magistri vici Iside e i Lari, gli accensi consulis Dispater e molti adoratori di Silvano sono fra gli Augustales. Come si vede, non si può parlare per ora di culti imposti ad Aquileia dallo Stato, come il Toutain ha creduto di vedere altrove sui documenti delle epigrafi superstiti. L’unico gruppo di culti, che appaiono in parte emanazione dell’autorità cittadina, sono quelli praticati dagli Augustali e che abbiamo testé enumerato, notando che fra essi prevale il culto di — 188 —