ETÀ DI GIULIANO mente influire sopra le condizioni materiali e morali della città (1). Mentre Costanzo è impegnato nella guerra Persiana, Giuliano si fa acclamare imperatore dalle legioni del Reno ; di là passa al Danubio e assale e prende Sirmio, capitale dell’ Illirico. La guarnigione di Sirmio si è arresa, e viene, come usa, incorporata nell’esercito del vincitore, salvo distribuirne le varie unità fra i reparti anche più lontani. Due legioni e una coorte di arcieri, già appartenenti alla guarnigione di Sirmio, parvero a Giuliano meno fidate e perciò le avviò attraverso l’Italia settentrionale, destinandole nella Gallia Transalpina a combattere i Germani. Se non che tali legioni giunte ad Aquileia, ad istanza di un tal Migrino, tribuno dei cavalieri, si chiudono nella città bene forticata, si alleano alla plebe amica di Costanzo e cercano di far opera di propaganda a favore di Costanzo stesso. Giuliano dà ordine allora a Giovino, magister equitum, che aveva traversato le Alpi ed era entrato nel Norico, di ritornare subito indietro per punire i ribelli; se gli fossero necessari rinforzi, trattenesse intorno alla città tutti quei soldati che si trovassero per caso a passare di là, imponendo loro di aiutarlo. L’assedio però, malgrado gli sforzi di Giovino, continua ; e continua anche oltre il 5 ottobre 361p, quando cioè Costanzo, avviato a combattere Giuliano, muore in Cilicia. Conclusa pertanto la campagna ad oriente, Giuliano si occupa ora più direttamente dei ribelli di Aquileia (2) e parendogli che Giovino sia stato troppo debole con loro, 10 sostituisce nel comando mandando Immone; questi circonda la città di due ordini di valli, e cerca, come dice Ammiano Marcellino che è la fonte principale di questo racconto, di darle l’assalto in parte intensificando i mezzi di offesa, in parte procurando con grande e rumoroso apparato di guerra di suscitare il terrore nell’avversario. Se non che il tentativo non riesce, e male adattandosi 11 terreno, come del resto già aveva sperimentato Massimino, ad avanzare macchine da guerra, gli assedianti pensano di porre le macchine su navi e di tentare dal Natisone l’ingresso in città ; ma neppure questo tentativo e un nuovo assalto dato il giorno seguente alle mura, malgrado la ingente perdita subita d’ambo le parti riescono, sicché, l’assedio viene un po’ rallentato e i soldati si danno al saccheggio delle campagne circostanti. Giuliano allora (1) Amm. Marc., XXI, 11-12; Greg. Naz., Orat. IV, 48; Seek, Gesch. Unterg. ant. Welt IV, 299 ; PW. X, 44-45. (2) Nella ribellione Aquileiese gli scrittori Cristiani videro un monito divino contro l’Apostata: Greg. Naz., Orat. IV, 48; cfr. Allard, Julìen l’Aposlat, Paris 1903, II, 64, 84. — 75 —