INTRODUZIONE - CAP. II tardi, l’imperatore Giuliano (1) cosi si imaginava Aquileia : circondata dal baluardo delle Alpi e nel mezzo difesa da un mare lagunoso, simile alle lagune d’Egitto, che escludeva l’accostarsi a navi da guerra nemiche. Nel secolo successivo Ammiano Marcellino (2) ha occasione, nel descrivere l’assedio ad Aquileia di Immone nel 361p, di accennare al Natisone che a poca distanza lambe la città, sicché gli assediatori pensano di costruire torri di legno su naves trigeminae per accostarsi in tal modo nuovo alle mura ; avendo però tale sistema sortito effetto non buono, lo stesso Ammiano (3) ci dice che fu fatto un altro tentativo, anch’esso peraltro infruttuoso, di deviare il fiume, con grandi fatiche, per prendere gli assediati con la sete dopo avere naturalmente interrotti gli acquedotti ; i pozzi però supplirono in tutto alla mancanza dell’acqua del fiume. Nel IV secolo appare la prima menzione, fatta dagli autori, dell’Isonzo, e precisamente ce ne danno il nome quasi contemporaneamente la Tabula Peutingeriana ed il così detto Anonimo Valesiano (4), a proposito della battaglia fra Teodorico ed Odoacre, in un passo che viene imitato circa un secolo dopo da Cassio-doro (5). Si discende poi fino a Procopio e a Giordane, il primo (6) dei quali non fa che toccare del fenomeno delle maree che interessano tutto il litorale da Ravenna ad Aquileia ; il secondo (7), riferendo, nel descrivere l’assedio di Attila, che la posizione di Aquileia è sopra una « lingua » o una « punta » dell’Adriatico, avendo ad oriente delle mura la Natissa, sicché Dugna nel gettarsi (1) Pan. in Const. 1, 38 c: ànoT£i£iio|X£V7)s £v xuxXto Tvjs TxaXia; to~; optai, TtXr.v diiov ic, SaXaaax T£vayw3r)i; oùtra xaì to~; Aifuimiov cXemv £a