CAPITOLO I - LA STORIA generale appare chiaro e coerente. Difficilmente p. es. potremo credere che la via fatta dai Transalpini fosse veramente ignota a tutti precedentemente, nè quella denominazione di Transalpini applicata in generale ai Galli senza specificare meglio di che Galli si tratti, come Livio fa in altre occasioni, è tale eia soddisfarci. Così difficilmente crederemo che la longanimità dei Romani e la generosità verso i Galli invasori fosse dovuta veramente ad alto sentimento di giustizia e di unanimità piuttosto che al desiderio di non lanciarsi troppo a fondo in una impresa orientale, mentre ancora Roma era impegnata coi Liguri, oppure alla necessaria lentezza della penetrazione romana in una regione non ancora raggiunta dalle legioni e dalle colonie. Tra questi punti oscuri della tradizione antica va posto anche l’accenno di una fonte parallela a Livio in questo racconto, cioè di Plinio il quale nell’ informarci che la città gallica nuova si trovava ab Aquileia ad XII lapidem aggiunge che l’annalista L. Pisone Frugi informa essere stata la città distrutta da M. Claudio Marcello eiiam invito senatu (1). L’espressione, che al De Sanctis (2) pare dovuta ad un fraintendimento, potrebbe anche alludere ad un contrasto di opinioni fra il console e il senato, circa il contegno da tenere verso i Galli invasori, più prudente secondo le direttive del senato, più audace secondo il giudizio del console. Pare infine alquanto eccessivo il timore del senato nell’ accogliere in territori non ancora intieramente romanizzati così pacifici inquilini, mentre nell’ Italia superiore medesima, in regioni ormai sottomesse e pacificate, tanti popoli vari vivevano sotto l’egida della repubblica romana. La ragione probabilmente va ricercata nella minaccia che il senato e il console vedono delinearsi, di una occupazione stabile nella pianura friulana da parte di un forte nucleo di abitatori, i quali possano ostacolare lo sviluppo del piano colonizzatore che Roma riserva ai suoi uomini. 11 fatto stesso che poco oltre, come diremo, Roma pensò a fondare tale sua colonia avanzata prima di procedere metodicamente alla occupazione del (1) Plin., N. H. Ili 131 (= Hist. Rom. Fr. fr. 35 ed. Peter p. 136): L. Calpurnio Pisone Frugi di poco posteriore a questi fatti (fu tribuno della plebe nel 149a, console nel 133a, censore nel 120a) parrebbe buona fonte ; interesserebbe però di sapere quale atteggiamento cotesto antico tribuno della plebe ebbe verso il senato (ibid. pp. CLXXX e seg). Cfr. anche l’opinione del Pais in Italia Antica II, 391. (2) De Sanctis, St. Rom. IV, p. 429 n. 1. — 8 —