* CAPITOLO I - LA STORIA cola parte di esse. Solo una città che fosse sorta in luogo opportuno della pianura, creata perciò centro vitale per la difesa e l’offesa di tutto il territorio, avrebbe richiamato gli abitanti del piano e quelli della montagna a costituirsi intorno ad essa in unità di vita e di coltura che anche fra popolazioni di diversa origine è pur forza di coesione e di resistenza, anzi, come ha dimostrato luminosamente l’esempio di Roma, è anche lievito di futura grandezza. Ora appunto mentre onda su onda stirpi varie passarono nell’antico Friuli, nessuna di esse seppe dare carattere unitario alla sua storia più antica, e non i Carni e non i Veneti stessi, e la ragione, secondo credo, si dovette alle condizioni di scarsa abitabilità (1) fino ad epoca relativamente recente, del medio e del basso Friuli, che impedì ivi la costruzione di tale città in cui tutta la regione potesse trovare il suo centro veramente vitale ; cotesto centro lo costituiranno, occupando stabilmente e definitivamente la pianura, i Romani e sarà appunto Aquileia. Frattanto non dovremo ritenere intieramente fantastica (2) l’affermazione di Livio, che i Galli discesi in quella pianura poco prima del 186a a cercarvi terre e nutrimento, la trovarono incolta e deserta (quae inculta per solitudines viderent, ibi sine ullius incuria consedisse), nel senso cioè che essi non vi rinvennero, specialmente dopo il tramonto della floridezza Veneta, organizzazione di agricoltura e di commercio, ma solo qualche raro e povero nucleo abitato; nè è probabilmente a cagione dell’oblio in cui caddero i nomi cittadini più antichi, che l’onomastica della pianura friulana in età classica è parsa ai moderni quasi del tutto romana (3). (1) Uno studio relativamente recente sui rapporti fra le popolazioni dei tempi nostri e la natura del suolo nel Friuli, non inutile per i confronti con l’antichità, ci è dato dal Musoni, La popolazione del Friuli, in Annali scientif. del R. Istituto Tecnico di Udine S. II, voi. XXVI, Udine 1912, 101 e seg. ; voi. XXXII, 1915, 5 e seg. ; cfr. Giorn. di Geol. pratica X, 1912, 4°. (2) Liv., XXXIX, 54 ; lo Czòrnig, Die alten Volker Oberitaliens 52, la accetta senz’ altro applicandola a tutta la regione ; 1’ Oberziner, op. cit. 186, la rifiuta in parte; un’osservazione che merita qualche attenzione è quella fatta dal Cosattini in Pag. Friul. IV, 1892, 189 dove egli nota che prima Livio asserisce che i Galli vennero sine populatione e poi imagina che fossero costretti a restituire le armi rapite ; il Gregorutti in Arch. Tr. XIII, 1887, 126 e seg. sostiene, non senza affastellare notizie superflue e in parte inesatte, che l’agro Aquileiese sarebbe stato abitato in età molto antica; cfr. Majonica, Fundkarte 20-21. (3) Nissen, ¡tal. Landeskunde II, 227 ; il Pullé, Italia II, 175, pensa che i barbari abbiano distrutti i centri principali dei barbari. — 4 —