291 mdxxxiii, ho habuto optima risposta et spero di bene. El signor duba de tirimi lo bavera et sarà stato un bel dono. Soa Maestà per questo dà al marchese da riscoter ¡1 valsente di ducali 100 milia. Questi sono siati in conseglio zerca la ripresaia a quel Dispaino contra la nation nostra, nulla hanno terminato, perchè non si sa a chi aspella la cogni-tionc o a questo conscio di Aragon, o a quelo de Casliglia. Dii ditto, di 22, ricevute a dì 7 Zugno. Terzo zorno recevì letorc di 8 dii presente con il Senato che si aiegri con questa Maestà dii suo felice zonzer, et avisi da Costantinopoli, unde mandò a rechiedor l’audientia a Soa Maestà. Eri poi disnar, a bora di vesporo, ordinò andassi et cussi andai et trovai Soa Maeslà con mior ciera che prima. Era il principe suo flol, è puto per la età assai grande, bianchissimo, rappresenta molto la madre, non ha quel mento in fuora come ha Cesare, è bello et in apparenza assai gaiardo. Li feci riverenlia el lo abrazai. Soa Maeslà hebbe piacer. Il qual puto andò zuogando con le man dal principe di Savoia suo zerman. Et io mi alcgrai con Soa Maestà, ¡usta le lettere, dii suo ritorno eie. 90 Et Soa Maeslà rispose, ringraliar mollo come da veri et fideli amici, el qnanto era in lui non mancherà, anzi è di animo fermo di perseverar in la bona pace con la Signoria et tutta Italia. Iterimi 10 ringraliai sua alteza, poi li lexi li summari da Costantinopoli; et quanto a li tanti apparati disse Soa Maestà son bravane per far il suo meio a la pace, et di 100 milia tartari disse non potrano essere insieme in uno anno, di 300 milia some di aspri disse sono G00 miliona di ducati, et volendo 11 Turco far tanta gente non baslaria, a una gran giornata bisogna più numero, el quanto i volea goder la pace et attender a la Soria el Egiplo el India. Disse queste parole: è bravane; desidera far la pace. Et a la parte dii numero di le gallo, disse non poleano esser tante, et saperia certo. Et poi disse è ben che la Signoria lo avisi spesso ; et si ha di le do galie nostre prese da 5 fusle lurche-sche, io non ho alcun avviso, bisognerà si mandasse li sumari. Hozi è slà ditto, che la duchessa di Savoia non vien, et dimandando io quando si andari a Monzon, mi fu risposto se non se muli de proposito non esser per parlirse se non fra 10 over 12 zorni. Dimandai a Soa Maeslà quelo ha-vea di Roma, si lo aboceamenlo dii re Chrislia-nissimo col Pontefice el prociede, et il Papa monstri non voler discompiacer al re di Pranza, et giugno. 292 pensando di far ben el meler pace et amor, el volevano ragionar insieme dii matrimonio dii re de Ingiltera. Dissi ancora l’é fallo. Rispose Sua Maestà P è vero che P è maridato, ma questo pensier dii Papa era avanti, adesso mo P haverà a parlar sora il concilio et cose di la fede. Penso il Papa faza lutto a boti fin, et hessendo a Bologna havia desiderio di questo. Di le cose di Monferà disse, il Leva havia mandato a dir al marchese di Saluzo restituisse Alba, se non li toria Alba et Saluzo, et era andato a qtiela volta. Questi slanno in consulto spesso per la impresa di Algier, hanno li modelli de la cilà et territorio in mano. Questi regni desiderano molto si fazi questa impresa, sono (mitratati dal Barbarossa, el in queste corte si farà qualche depulazion di danari per tal expedilione, et se ragiona voleno luor la mità over il terzo di benefici ecclesiastici, che sarà grandissima summa de danari, perchè li benefici sono molto riehi, et sperano haverla per il concistorio, perchè li reverendissimi cardinali sono esempli da questa graveza. Dii ditto, di 23 et 29, ricevute ut supra. Le lelere scrite è ancora de qui in man dii maislro di le poste, però fazo questa per advisar. Il marchese di Storga, domenica fece far una festa per dar apiacer a la serenissima imperatrice el sue damisene, venero in campo 42 gioslradori tutti vestiti de restagno d’oro el la livrea li fo donala da esso marchese, fo bel spellaculo, si per le sopravveste et cavalli, come per la presenlia de P imperatrice et damiselle, ma fo mali giostratori, non fecero mollo il suo dover, di maniera che Cesare fastidito mandò li soi arzieri a deslurbar la giostra. Fo mandalo per dillo marchese una cola-tiop honorevole ne la casa dove erano Soe Maeslà, ha fato una gran spexa. Beri poi si fece una bella festa ne la loggia et fo invidà tutte le dame di la città, ma non se ne Irovorono se non 18, el computa le donzele et allre signore di la corte forono numero 48, non fu fato altro che baiar sempre il medesimo, do sorte di balli assà queli el ripossati el honeslissimi, pieni di grazia. Ballò la imperatrice con una di le sue damiselle; poi fu data una cola-lion honorevole, li arzenti furono donali a la impe-ralrice, dicono valer ducali 4000, tutta la spexa è slà falla per questa città. La parlila de P imperalor per mercore si dice sarà, li forieri è già partiti per Nostra Donna di Monserat, dove qucsla Maeslà starà la domenica el il luni, poi andarà di longo a Monzon, sichè sarà lì avanli 10 dii mexe. Noi italiani parliamo poi passala la furia per causa di alo-