CAPITOLO I - LA STORIA leiese, come ha fatto p. es. il Gregorutti (1), può essere allo stato delle nostre conoscenze possibile, quando si pensi quanto da ogni regola teoretica la pratica obblighi l’uomo in ogni tempo a dissentire. Può invece essere utile il riflettere intorno alla ubicazione scelta per la nuova città (2), ubicazione che a me pare indipendente, come mostra di credere anche L. Pisone Frugi, dalla città gallica preesistente e suppongo invece che abbia corrisposto ad esigenze locali ed ai fini della politica romana. Per procedere tuttavia a tali considerazioni sarà bene non dimenticare neppure in questo caso quante e quali furono le variazioni che il lido e la piana subirono dall’età antica alla nostra, e sono certamente per quanto riguarda Aquileia due principali (3) : un fiume che gli antichi chiamavano Natiso e che ora ha deviato il suo corso nel Torre e quindi nell’Isonzo, passava sotto le mura della nuova città ad oriente (4) e come dimostrano anche gli scavi recentissimi serviva, a differenza dei moderni fossati che affluiscono alla Natissa che sola è navigabile, da porto interno della città e forse della piana per il trasporto di merci che facevano scalo probabilmente alle banchine del lato orientale or ora scavate. I triumviri pertanto costituirono Aquileia sopra un fiume navigabile, non diversamente da quanto fecero in molti altri casi precedenti ; e la costituirono a breve distanza dal mare, il quale ora sta a circa 6 km. dalle mura (5) ; le conseguenze che se ne traggono. Lo Czòrnig, M. k. k. Oeogr. Gesellsch. 1869, 130 calcolava l’agro in 18 miglia quadrate ; il Majonica, Aquileia zur Romerzeit 8, lo calcolava in 48750 ettari. (1) 11 Gregorutti (Arch. Tr. XIII, 1887, 148) traccia perfino sulla carta l’agro aquileiese comprendendovi torno a torno Castion di Strada, Medea, Redipuglia, Pieris, l’Anfora, S. Giorgio di Nogaro. (2) Eustath., Comm. ad Dion. Perieg. 378, si indugia a descrivere il luogo della città ; per la parte più strettamente topografica rimando al capitolo che ho dedicato alla topografia. (3) Fecero già da tempo utili osservazioni sul mutamento dei fiumi nella pianura friulana il Kandler, Sulla topografia e idrografia del Friuli Orientale, in Osserv. Triest. 1870 n. 183; e lo Czòrnig, in Miti. k. k. Geogr. Gesellsch. II, 1876, 6 e seg.. (4) Cfr. fra l’altro Mela, II, 4, 61 : Natiso non longe a mari ditem attingit Aquileiam; Plin., N. H. Ili, 126: Alsa, Natiso cum Turro prae-fluentes Aquileiam coloniam XV p. a mari sitam; Paul. Diac. hist. rom. XV, 8 ; Jordan., B. Got. 42 ; vedi poi il capitolo sulla topografia della città e dell’agro aquileiese. (5) Delle paludi di Aquileia, come diciamo nel capitolo speciale, fa cenno Vitruv. de arch. 20, 3 (1, 4, 11); del mare Aquileiese cfr. Proc. de bell. V, 1, 22. — 14 —