GUERRE ISTRIANE (178-177a) sostituirli nel comando. Se non che i consoli precedenti e i loro Soldati lo accolgono ostilmente; Aquileia allora (1) lo vide ritornare sulla medesima nave con cui era partito, a convocare qui le sue proprie legioni, quindi ripartire per Roma, e qui ritornare e poi raggiungere i due consoli ribelli ; non molto dopo ad Aquileia affluirono le legioni vincitrici degli Istri avviate ad altre imprese di guerra in Liguria. In questo modo Aquileia sostenne vittoriosamente per la prima volta la sua funzione di sentinella avanzata di romanità, di baluardo di difesa e di offesa alle porte orientali d’Italia ; e la potè sostenere e per l’importanza e la sicurezza del suo porto e per la opportuna condizione del suo retro-terra anch’esso in facile comunicazione con le regioni vicine. Questa importante funzione marittima nell’Alto Adriatico, e terrestre nella pianura veneta, caratterizzeranno la vita politica e militare della città durante il primo mezzo secolo della sua esistenza. Cominciò anzi già in quegli anni a balenare praticamente l’importanza di Aquileia per l’organizzazione di imprese più audaci verso l’oriente. Che è quanto mostrò di avere inteso il console C. Cassio Longino (2), che di sua iniziativa e senza l’autorizzazione del senato, durante la terza guerra Macedonica, concentrò in Aquileia un esercito per tentare una ricognizione in forze nell’Istria interna e nell’Illirico (3). Una tale concezione è evidente però che non poteva essere propria che di audacia individuale, nè poteva essere accetta agli Aquileiesi, ancora troppo esposti al pericolo di un insuccesso ; sicché questi avvertirono il senato di sentirsi male difesi, e con questo loro avvertimento resero edotto il senato stesso di quanto il console aveva osato intraprendere. Risentimento del senato e invio di un’ambasceria composta di M. Cornelio Cetego, di M. Fulvio e P. Marcio Rege per raggiungere il console e farlo retrocedere. Due punti sono notevoli per il nostro assunto nel passo di Livio (4) che ci conserva queste notizie : anzitutto l’affermazione che il senato credeva che il console si fosse limitato a combattere i Carni o gli Istri, funzione che perciò riteneva annessa e connessa con la tutela della colonia; e l’altro in cui è detto che esso intendeva richiamare il console troppo audace nel timore che con questa sua nuova impresa «aprisse la via d’Italia a tanti diversi popoli » (1) Liv., XLI, 10. (2) Liv., XLIII, 1 ; cfr. De Sanctis, St. Rom. IV, 434-435. (3) Il Vulié in PW. IX, 725 cambia Illirici in Japodi. (4) Liv., XLIII, 1. — 21 —