SILVANO Silvano Aquileiese non solo casuale importazione di tardi mercanti dell’illirico, ma continuazione di un culto Illirico che abitanti antichi della regione precedentemente alla fondazione della colonia avessero recato in quei luoghi e che poi i coloni avessero perpetuato nelle forme medesime in cui avevano perpetuato il culto di Beleno, se pure non con nome straniero. A conferma in ogni modo della provenienza illirica di tale culto sta anche la presenza in Aquileia dell’ iscr. n. 24 con cui eccezionalmente una donna scioglie un voto Silvanis, cioè a Silvano e alle dee paredre, quasi a Matronae, come appare appunto frequentemente nelle epigrafi illiriche (1). Lo confermerebbe anche quel carattere misto d¡ culto salutare e soteriologico, di protezione di soldati e di cittadini, di operai e di mercanti, che si addice piuttosto ad una grande divinità complessa che all’antico dio delle selve, del cui ricordo non resta in Aquileia quasi nessun vestigio (2). E come Beleno cercò nei rapporti con Apollo di completare e di allargare l’efficacia del suo culto primitivo, così per Silvano si potrà dire che esso, associandosi ad altre divinità, estenderà la sfera della sua popolarità : tali rapporti furono sicuramente con Priapo e con Mercurio, con la dea Bona e con Diana. I rapporti di Silvano con Priapo, già testimoniati in rappresentazioni figurate di altra parte del mondo romano (3), e già facilmente supponibili nel loro comune ufficio di tutori e di custodi, trovano la loro insigne espressione nella grande ara di Euporo (iscr. n. 18) (4) dedicata, per mezzo dell’epigrafe, a Silvano Augusto (1) Cfr. Roscher, Lexicon IV, 871; Toutain, op. cit. I, 262; l’accostamento delle Silvanae alle Matronae è già nel Toutain, op. cit. 1, 269. (2) Questa medesima varietà è quella che trova nel culto Illirico di Silvano il Toutain, Cuites pa'iens I, 270 e seg. Può interessare di notare che IL. V, 951 (S. Stefano) presenta un caso onomastico interessante : un soldato della XIII legione che si chiama Aurelius Silvanus e che possiede un figlio di nome Aper, onomastica allusiva alla caccia, come si vede. (3) Per es. Roscher, Lexicon IV, 842 n. 13. (4) Si possono in parte ricostruire le vicende dell’ara dal sec. XVI in poi ; essa fu vista da Accursio nella chiesa di S. Felice ; fu segnalata nel 1524 in loco aquae benedictae; nel 1776 e nel 1785 era a palazzo Orimani presso S. Maria Formosa a Venezia; verso la metà del sec. XIX passò per le mani di vari antiquari di Venezia, e fu anche proprietà del conte Berchtold a palazzo Contarmi a Venezia ; nel 1895, comperata per cura del Benndorf, entrava nel Museo di Aquileia, dove si trova tuttora. Per la bibliografia vedi oltre IL. V, 833 p. 1025, 1095, Pais 69 e le Guide Majonica, 71 n. 41 ; Costantini, 105, anche : Michaélis, in AEM. I, 1877, — 117 —