ÌNTRODUZIONE - CAP. II che ad oriente del Natisone pare che, secondo gli autori più antichi, non vi fosse altro fiume importante prima del Timavo, che, e solo dal IV sec. in poi, esistesse l’Isonzo, un fiume posto a circa dodici miglia da Aquileia; adesso forse si accennava Erodiano nel III sec. Conviene aggiungere subito che la scoperta fatta nel 1922 di un’aretta votiva di calcare alla Mainuzza, tra Gorizia e Gradisca, con dedica all’Aesontius (1), ha dimostrato, appartenendo essa alla fine del II sec. o all’inizio del III, che in quel tempo e in quella località esisteva e il fiume e il nome a giustificare direttamente la derivazione dell’ attuale Isonzo ; altre poche scoperte archeologiche, che verrò accennando in seguito, aggiungono qualche elemento utile alle deduzioni esposte or ora. Essenzialmente il problema fondamentale per la topografia generale di Aquileia, si rivolge a due punti : 1° il corso dei due fiumi principali che interessano Aquileia, cioè il Natisone e l’Isonzo ; 2° la sistemazione e l’aspetto della spiaggia e di tutto quel tratto di territorio che si stende ad occidente ed a mezzogiorno della città. Non c’è dubbio che l’antica città fosse lambita dal Natisone, anzi gli scavi attualmente in corso e ai quali accennerò ancora a proposito del porto interno, hanno concesso di ritrovare la banchina del fiume stesso, banchina che appare in un certo momento interrata come per una riduzione del letto del fiume. Risulta poi non meno certamente che il Natisone, ora tributario del Torre, che a sua volta sfocia nell’Isonzo, era fiume di maggiore importanza, indipendente, navigabile e che riceveva esso il Torre, mentre, a quanto pare, non aveva a che fare con l’Isonzo. Bastano queste constatazioni, per avvertire la straordinaria importanza del problema idrografico della regione di Aquileia, nè oggi, in presenza del canale cosidetto Natissa, largo un paio di metri, che scorre ad oriente della città, al posto dell’antico fiume, o del così detto «fiume di Terzo», largo non più di sei metri che passa ad occidente, occorre poca fantasia per imaginare l’antico afflusso di acque perenni e copiose ad oriente e intorno alla città, sì da giustificare episodi storici, come quello dei tentativi delle macchine di guerra natanti, contro le mura cittadine, al tempo dell’assedio di Giuliano, o del suicidio di Dugna, o del defenestra-mento delle martiri Tecla, Erasma, Eufemia e Dorotea. (1) NS. 1925, 21 ; Brusin, Guida 151 n. 88; cfr. ahche Cuntz in BJÒf. 1902, 146; Puschi in Arch. Tr. 1903, 142. — LXXXII —