Tt'.ì MDXXXIII. GIUGNO. 276 in questa hora andar dal re Chrislianissimo et dal gran maistro per comunicarli le lettere, avi altre lelere di 9 mazo, con li avisi da Costantinopoli, el andai a comunicar a questa Maestà prima quelle di 20 marzo, dii bon officio havea referido l’orator Venier di questa Maestà verso quel excellentissimo Stado. Soa Maestà rispose li era gratissimo aldir che quel zentilhomo che si ha porlà ben Imvesse fatto tal officio verissimo, et che mi havea dito più volte con sincerissimo animo che se la Signoria desiderava haver occasione di mostrarli l'amor li porta, egli era sempre pronto ad lionor, comodo et beneficio di quel stado, dicendo, hora che an-daremo a questo aboccamento, quando II Papa volesse parlar di la Signoria in alcuna cosa, sa-piate che io con vui comunicarli il lulto, et saperde tutto quelo si traterà, nè patiria mai alcuna parola contra quel Dominio, Ringraliai Sua Maestà, et che la Signoria li era ben corespondente et observava la riverenlia a quella. Et il gran maistro me disse il re ha obbligalion a quella Signoria perchè la non ha voluto inlrar in la liga de Italia, come se la Signoria bavette donato a Sua Maestà un regno. Poi feci lezer li sumari de le letere di ullimo aprii, benché fusse nuove ve-chie, le scompagnai con questi avisi auti in le lettere di 9 mazo ; el a lo augumenlo di le forze dii Turco, a Soa Maestà parse il numero di le persone et qualità di danari fusse molto grande. Et disse io me imagino che ’I Turco si senla molto gravalo nel suo honor, havendo perso Coron, vo-ria rehaverlo con ogni mezo possibile, ma ne va assà danari et spesa. Voria con queste mi naie in-dur P imperator a reslituirgelo, perché volendo far da mar et da terra et venir in Italia, non bisogneria parlasse così largamelo. Vi so dir Pini-peralor non lo voi restituir, ma custodir. Et per avanti d Pontefice et P imperator voleano che ’I gran maislro de Rodi, qual è francese, mio sor-vitor el bon amico, tolesse Coron per la habita-tion di quela Religion et difenderlo. Et mi scrisse perchè li gran maistri di quela Religion dipende da questa corona el hanno li do terzi di le entrale loro in questo regno. Et mi dimandò il parer mio, et qui a Lion li ho risposto, se Coron è tale che il possa custodirlo da una potentia dii Turco, laudava la impresa, ma vedendo uno im-peralor con difficultà poi defenderlo, manco lui lo potrà far, et, tolendolo, saria perder tutta quella Religion. Credo non farà. Dimandà al gran maislro quaudo partirla per Niza et se era dificultà di la venuta dii Papa, mi disse parliria fin 3 over 4 zorni cl aspelava uno corier di Roma che a quel tempo sarà ritornato, et andaria col gran maislro il duca di Albania, che di Avergne è venuto qui per tal causa. Dimandai quel sarà P armala cesarea a Zeno«, rispose questa Maestà bavera 22 galìe così ben a ordine, quante mai altre fusseno sul mar, su le qual haveva 3000 bomeni da fati, nè dubitava di Andrea Doria, non dicendo se l'havea di piena confldentia. Li dimandai di le galie di la Religion, disse il prior di Roma, che è capitanio di quele, feva difficultà di danari, ma quele galie a li 15 de /.ugno sarano ad obedien-(ia dii Pontefice, el nui saremo a Niza a lo abo-camento a dì 15 luio. Et dimandai al gran maistro dii matrimonio di lo illustrissimo ducila de Orliens in la nepole dii Papa, disse fin hora è slà Iralamenli. In questo abocamento se concluderà. Et poi mi disse, scrivete seeuramente che il re di Scozia ha riihesso lulte le diferentie ha con il re de Anglia nel pedo dii re Chrislianissimo, cl cussi seguirà la pace certo ; queslo inslesso mi ha con-firma P oralor di Scozia, dicendo fin pochi zorni se concluderà lulto. Il re disse P imperator iudi-cava dar la prima fiola magior dii re di Dazia soa nepotc al re di Scolia. La pratica è troncata in lulto, scrivè a la Signoria, et dì soa fiola in dito re non disse parola. Per 4, over 5 resconlri si ha che il marchese di Saluzo se aspela de qui fra doi giorni. Dii dito orator da Lion, di 29 Mazo, par-tieular a sier Polo Contarini, qu. sier Zaccaria el cavalier. A di 27 fece P inlrata in questa cita lo illustrissimo delfino mollo honoralo, ma molto più senza comparalione fece la serenissima regina a dì 28, siclié do zorni siamo stati de qui in feste, el a la intrala de la qual vi an-dono incontra 3000 fanti a piedi de queslo popolo, tutti li citadini cl zentiihomeni di qualche dà a cavallo, poi tutta la zoventù di citadini et zenti-Ihomeni a cavalo, vestili richissimamcnte di panni d’oro et velulo, con le sopravesle de li cavali dii medesimo panno. La qual zoventù era da forsi 100 cavalli bellissimi. Poi tulle le nalion vi ando-rono. Li fiorentini edam feceno tre parte, zioè che li mercadanti vechi el di repulalione andò-rono a cavallo tulli con roboni di veludo negro fodrati de raso et ormexin negro. Etiam parie de la zoventù andorono a cavalo, riccamente vestiti loro et li cavali de seda con recami d’oro et soratagli ; poi forse 80 zoveni a paro ridussi-