— 194 — conosciamo altri cento, contro la cui eloquenza nulla può il fiele dell’a. Eccone uno del 13 giugno 1411 : «Cum isti duo ambaxiatores.... comunitatis nostre Arbi... humiliter petiverint et supplicaverint quod cum dieta sua comunitas sit valde pauperrima et in certis expensis, que annuatim occurrunt, videlicet in medico, magistro scolarum, fabro ... illas lollerari non potest, dignaremur ipsi comunitati... de introy-tibus nostri dominii in parte aliqua sufragari, vadit pars... attenta paupertate diete comunitatis, quod ... subveniatur et concedatur, quod de introytibus nostris deinde ... habeat annuatim libras 200 parvorum » (Arch. Ven. Sen. M. 1411). Il documento è chiarissimo e non si presta a giochetti. E 1’ a. che (pag. 193) pretende di aver lavorato sulle fonti dell’ Acc. Jug. di Zagabria non avrebbe dovuto ignorarlo : esso è anche stampato a pag. 167 del voi. VI. dei «Monumenta spectantia historiam Slavorutn Meridionalium». E quell’importo non fu certo assegnato per burla : nel 1422 esso vien anzi portato a L. 400, nel 1512 vien esentato dalla decima, nel 1539 ne vien ancor meglio garantito il pagamento da certi introiti speciali della Camera d’ Arbe. pag. 130. Alle istituzioni scolastiche, che Arbe, specie durante il Rinascimento (sotto Venezia), ebbe, come tutti gli altri comuni dalmati, floridissime, l’a. dedica cinque righe e mezzo, per dire naturalmente che i veneziani poco si curavano dell’istruzione, non volevano pagare il maestro, ecc. ecc. Ma dove finiremmo se volessimo raddrizzare tutti gli errori dell’a. e rintuzzare tutte le sue malignità? ibidem. Letteratura. L’a., tranne un Girolamo de Dominis che ebbe del resto fama modestissima di poeta (satirografo) italiano, non conosce altri arbesi illustri. E i due Nimira? e Alessandro Cortesio? e il Bizza? e l’Accademia dei Cimentati? Si sofferma invece a discorrere di due poeti croati non arbesani che nelle loro poesie cantarono Arbe: il Ba~ racovich e il Marnavich. Seguendo questo criterio, perchè non occuparsi allora di Pietro Bembo, di Bernardo Capello, di Alessandro Muzio, del Mezzabarba e di mille altri? Parlando del Baracovich dice che in Arbe ebbe molti amici. Ma dove non ne aveva (anzi dove non avrebbe voluto averne) questo noiosissimo cantastorie che per scroccare un pranzo era capace di infilzare qualche migliaio di versi? E parlando della vita di Maddalena Budrissich, perchè non dire che il Marnavich la stampò nel 1635 a Roma anche in italiano? pag. 141. Ed eccoci alla storia moderna, al quarantotto. L'a. ne parla con certa ampiezza, ma si guarda bene dal dire quale fosse il vero animo della popolazione, che attese purtroppo invano che da Venezia venissero le truppe repubblicane. Un cumulo di circostanze che qui non importa riferire, non ci permette ancora di dare alla luce i