37 — In appendice all’argomento sino a qui svolto, non a titolo di conclusione, ma di ultima informazione, dalla svariata serie di cancellieri, notali, maestri, medici, artisti, poeti che passano e ripassano l’Adriatico, emergono due principesche figure di Italiani, che a Ragusa vengono non a rinsaldare patti commerciali o scambi culturali, ma a Ragusa vengono a suggellare la documentazione di quella amorevolezza e ospitalità che la magnanima Repubblica di S. Biagio ha sempre mostrato con i rappresentanti dell’appenninica penisola e in generale con qualunque abbia cercato ospitalità e rifugio entro le sue patrizie mura. Già nel 1403, e molto prima ancora, Ragusa protesta solennemente : « La terra nostra e francha ad ogni uno et a grandi et a pizolli. Et contra algun che se reduxesse a quella, nui non poriamo prozeder a peticion de alguno segnor del mondo, ne del re d’Ongaria voiando che nui lo dessimo et chazassemo per modo alguno. Et più tosto se soferissa a butar li muri de la terra che romper ne pligar la franchigia, perchè perdendo la franchigia valessamo pocho a nui et mancho ad altri et li muri se porave rifar » *). Ciò è impegno per Ragusa, norma per gli altri ! In ciò fida il gonfaloniere fiorentino Pietro Soderini e quando, nel 1512, viene destituito dai de’ Medici, batte la via dell'esilio dirigendosi verso Ragusa. Imbarcatosi in Ancona su nave ragusea con due mercanti di Lucca, mette piede a Ragusa il 19 settembre 1512 e cerca di passare inosservato. Ma è presto riconosciuto dalla numerosa colonia fiorentina e festeggiato ed onorato. Ciò mette in imbarazzo il governo di Ragusa, perchè Venezia e Roma ne vengono presto informate ed esigono l’estradizione del grande gonfaloniere. Pure il senato raguseo trova la debita formula della soluzione e, non ricusando apertamente obbedienza agli ordini di Roma e Venezia, ignora la presenza nelle proprie terre dell’ esule fiorentino e gli concede la possibilità di vivere indisturbatamente. Questi passa cosi il suo esilio in una villa del Canale di Calamata, intorno a cui tante leggende, or probabili ed or fantastiche, si adunano e si tramandano da secolo in secolo sino al giorno d oggi. Quando nell’ aprile del 1513 gli viene fatta grazia di potersi recare a Roma, Ragusa lo congeda solennemente e gli dà nuovamente prova della propria munificenza. E’ perciò che il Soderini non dimenticherà Ragusa nel suo *) Geleich-Thalloczy : « Diplomatarium », 116-117.