— 284 — notevole articolo elogiativo intorno al volume dei suoi scritti raccolti da L. Luzzatti (Giorgio Politeo, Scritti filosofici e letterari, con uno studio sul filosofo dalmata di Luigi Luzzatti, Bologna, Zanichelli) non trova un posto per lui tra i filosofi del-l’Italia moderna nella sua opera Origini della filosofia contemporanea in Italia. Oltre alla bella commemorazione che il Luzzatti premise al succitato volume, non conosciamo che qualche breve saggio intorno alla sua opera, come quello di Erminio TROILO in Figure e studi di Storia della filosofia (Roma, 1918). Tanto maggior lode va data al prof. Tacconi per questo suo studio organico e completo, in cui ci abbozza l’originale figura dell'uomo e del pensatore e rilevandone tutta l’importanza delle idee le inquadra abilmente nelle correnti della filosofia più recente. Impresa non facile questa del Tacconi e per la complessità della speculazione del Politeo, che se da un lato si riallaccia a tendenze e atteggiamenti filosofici del passato, dall’ altro a chiare note prelude a movimenti recentissimi del pensiero europeo (Bergson e i pragmatisti), e per la stessa scarsità e frammentarietà degli scritti, ai quali la sua fama è affidata. Poche infatti le pubblicazioni del Politeo (La genesi di un' idea e le Lezioni di morale sono tra le più importanti); il meglio di sè, come tutti i veri educatori, egli non lo diede alle opere a stampa, ma alta gioia e fatica quotidiana dell’ insegnamento. « Non aveva raffazzonato libri, ma creato anime», ecco l’elogio che ne faceva il Luzzatti nel Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Già durante la vita il Politeo non sembra facesse parte della filosofia per cosi dire ufficiale: avverso alle correnti materialistiche e positivistiche che allora trionfavano nella Penisola, respinto — non certo per inferiorità d’ingegno — dalle cattedre universitarie prima sotto l’Austria e poi nel nuovo Regno, visse appartato e solitario, contento di prodigare tutta la luce e la bontà del suo animo di apostolo all'educazione degli alunni negli istituti medi e principalmente nel Liceo Foscarini di Venezia. E gli alunni, tra i quali non pochi che si affermarono nella vita pubblica degli ultimi anni, serbarono ricordo incancellabile di questa meravigliosa guida spirituale. « Pareva un Socrate redivivo : con voce soave ci parlava come il pensatore ellenico ai suoi discepoli liberatori della ragione umana, contemperando le più ardue ricerche sulle riposte facoltà della nostra essenza morale con meravigliose interpretazioni del Vangelo; con lui conversando era agevole il salire dalla terra al Cielo e il ridiscendere dal Cielo alla terra». Cosi con animo commosso lo rievoca un discepolo fedele (Luzzatti nella Commemorazione cit., pag. 7). Dato il breve spazio concesso a una recensione, non ci è possibile seguire il prof. Tacconi nei particolari del suo lavoro, mentre con ingegnosi raffronti ed analisi acute va investigando la genesi, lumeggia e coordina i capisaldi della speculazione del Nostro, alla quale, in mezzo al fervore etico che la anima, spesso manca la linea precisa e netta delle costruzioni definitive. Giustamente il Tacconi mette in rilievo Io sfondo mistico del suo pensiero: una sincera religiosità sembra la polla occulta da cui sgorgano le meditazioni del Politeo e verso la la quale rifluiscono. Specialmente negli anni più tardi il problema religioso, amorosamente scrutato da tutti i punti di vista, deve aver occupato un posto centrale nella sua mente, come ci rivelano alcune lettere pubblicate in fondo al volume del Luzzatti. Signicativa a questo proposito la circostanza che esercitò una certa influenza sul suo indirizzo spirituale, dell’incontro del Nostro in un caffè di Vienna con un vecchio quacquero, il quale lo affascinò parlandogli di Cristo e della fede e gli donò in ricordo le opere del Pascal (Luzzatti, pag. 47). Questi rimase per il Politeo uno degli autori prediletti e più ammirati, al quale si sentì