— 207 — afferma l’A. a pag. 21) stampate a Venezia ripetutamente e diffuse in Dalmazia, Croazia, Bosnia e Slavonia persino? In generale in questo secondo capitolo sono incluse abusivamente opere che non appartengono assolutamente alla «cultura letteraria croata » dell’Istria e riflettono invece l’ambiente intellettuale d’altre province, donde derivano. Come quelle dell’ Orbini, del Kasic, del Levakovic, dell’ Ardelli (!) e d’altri incompletamente accennate a pag. 28. Il Glavinic della spinciciana « Povijest Trsata » (pag. 25) ha scritto invece la «Storia Tersattana » (1648) in italiano! Il «Nauk karstianski od Bellarmina » (pag. 25) è stato pubblicato in giagolito a Roma nel 1628 e non nel 1622! 1 «Codici di omelie» di Veglia non risalgono tutti e due al secolo XVI, ma uno è del secolo XV (cfr. MILCETIC, Bibliografija, 319). Anche il «Quaresimale»... di Kolunic, che assieme al trattato sui sette peccati mortali forma un noto codice (Kolunicev Zbornik, pubblicato dall’Accademia Jugoslava di Zagabria), — dimenticato dallo Sp. — non appartiene al secolo XVI, ma è proprio del 1486! La « Spovid opcena », che lo Sp. cita a pag. 27, non è niente altro che lo «Zrcalo izpovjedi» del Blaziolovic, confuso e citato erroneamente a pag. 10. L’«Izpravnik za erei»..., citato a pag. 28, non è del 1852, ma del 1582 e il suo autore non è un certo Badinic, ma il Budineo, come lo dimostrano le sue opere edite presso lo Zanetti di Roma. Quel « Lessico stampato » di un certo Ardelli (pag. 30) e ricordato in un sinodo del 1780, non sarebbe per caso il vocabolario di Ardelio della Bella? E il « Ricsoslovnik », citato a pag. 32, non è di un certo Voltic, ma di Giuseppe Voltiggi, il quale, del resto, si è sempre considerato italiano, ha scritto in italiano (cfr. BREYER, Prilozi) e all’Università di Vienna s’è iscritto come «Voltiggi Josephus, Istria, Italiae». Pietro Stankovic non appartiene affatto alla « cultura letteraria croata» dell’Istria, perchè, eccetto un breve « Kratak nauk karstjanski », egli scrisse sempre in italiano, combattè vivamente il glagolismo e di sè lasciò memoria con le sue poesie italiane, edite a Venezia il 1808, e con la «Biografia degli uomini distinti dell’ Istria » (citata inesattamente dallo Sp., pag. 35), la quale, non ostante gravi errori di giudizio e di fatto, è sempre un voluminoso e utilissimo libro di consultazione. Alla storia critica non consta che Adriano 11 abbia concesso l’uso del giagolito agli Slavi (pag. 35), perchè la lettera che gli si attribuisce è «spuria » I,