— 13 — o con altre città marchigiane1). Tant’èche lo Statuto raguseo, pur stabilendo la tassa « d’arboraggio » per le navi provenienti dalla Romagna e da altre coste italiane, al Libro I e cap. XIII sostiene « et est sciendum quod naves de Ancona, Senegaia et Fano nichil dant d. corniti pio arboratico», e Filippo de Diversis — rector schol. a Ragusa tra il 1434-40 — nella sua descrizione di Ragusa specifica proprio « fecundissima puta ex Marchia ut ex Fermo, Pensauro, Recanato, Ancona, Arimino » (cap. I ed. Brunelli). Per la facilità di comunicazioni a preferenza nelle Marche si arruolano pure truppe e si scelgono i loro duci. Nel 1451 corpi di soldatesche italiane vengono assoldate al servizio di Ragusa e Giovanni Bucchia ne conduce «dalla Marcha in particolare da Urbino, Pesaro e Recanati; Nicolò Butchi (?) da Rimini e Cesena, e Galeazzo Brugnoli da S. Severino mille soldati, con sufficiente numero d’officiali. Ed erano comandati da Jacobuzzo de Ursinis (Jacobo Orsini, secondo Giovanni di Marino Gondola) e Giuliano da Fano, rinomati capitani di fanterie italiane in quei tempi » 2). La vicinanza delle due terre fa sì che anche a Ragusa e ad Ancona si formino colonie, lì di Anconetani, qui di Ragusei e Dalmati in generale. A Ragusa sono citati, in questo periodo, spessi « cives de Ancona»8); in Ancona nelle « Universitas » (già dal 1439) tra gli adriatici non mancano i rappresentanti ragusei *). Ragusa ha infine nelle proprie confraternite e corporazioni anche Anconetani ') e tanto gode il favore e la stima di Ancona che — per ripetere coll’ Anonimo ragusino — nel 1503 « de genaro li Anconetani *) Cfr. K. Vojnovic: « Carinarski sustav ecc. , p. 113; V. Makusevl Monum. hist. Slav. mer. », v. I; Cronaca del Resti (Ed. Zagabria) 229, 269, 282, 300; S. Ljubic: Listine o odnosajih izmedju juz. slav.» ecc., v. IX, 121 ; P. Matkovicl Trgovinski odnosaji izmedju Dubrovnika i srednje Italije -, Rad », XV. 2) Così attesta la Cronaca del Resti a p. 31 1 ! L’ uso di assoldare truppe italiane, e in grande numero, era a Ragusa comune e naturale. Anche nel 1430 i Ragusei si lagnano al re d’ Ungheria : ut nunc omittamus incumbentes graves et importabiles nobis expensas, quas patimur in stipendiariis duobus millibus, partim Italicis et partim Albanensibus ... (cfr. Gelcich-Thallóczy Diplomatarium ecc., pag. 349). E il Resti (p. 236) ancora narra di un Giorgio da Perugia che nel 1430 è capitano a Ragusa di truppe assoldate in Italia. 3) P. es. quale teste Leone Maxi de Ancona, cfr. Gelcich-Thallóczy Diplom. , 96. 4) Cfr. il volume I, op. cit. del Makusev, p. 195 s. e M Resetor: «Die serbo-kroa- tischen Kolonien Siiditaliens. .. », p. 19 s. ) P. es. nella Corporazione di S. Lazzaro > (commercianti con l’Oriente), cfr. K. Voj- novic l « Statuta confraternitatum et corporationum Ragusinarum in Mon. hist. jur. Slav. Mer. , v. VII, (pag. 97, 98).