AMATO FILIPPI COMMENTO E VERSIONE DELLE SATIRE XI E XVII DI GIUNIO RESTI SATIRA XI AD AMICOS PER PATRIA LOCA PEREGRINANTES Argomento. Co! tono frivolo e acuto del gentiluomo di società, che dissimulando le punte epigrammatiche del suo discorso conseguisce effetti più vivi sugli uditori emunctae naris, il poeta dirige la sua satira ad alcuni amici che, per non essere detti stranieri in patria, avevano visitato le isole dello Stato raguseo. «Che impressione vi fecero Meleda e Lagosta (1-3)? Dite, poiché con tempo buzzo intraprendeste un viaggio per acquistar esperienza d’uomini e di cose, pari a Ulisse e Pitagora — e così il pranzo si protrarrà conversando (4-14) -quali siano a Meleda i prodotti della natura (15-20), quali i richiami storici e letterari (21-28), quali gl’immondi uccelli nelle caverne profonde (29-31). Come ha sopportato avventure cosi spaventevoli quell’esagerone di Eliodoro (32-37) ? Rimangono ancora su quelle rupi, vincitrici del tempo e della barbarie, iscrizioni fenicie (38-40) ? Quali trovaste l’ordinamento politico, le condizioni sociali ed economiche del popolo melitense (41-48)? Da voi nuli’altro ho udito finora, come se fossi nel branco plebeo degli stolti, che questo: fu imbandito un pranzo di fave acide (49-54) : qui la vostra dottrina s’arresta (55). Quanto più saggio di voi tutti Archi-gene, il quale, invece di correre per mari e per monti impervi, si fa di giorno cavalier servente d’una damina (56-65) e a sera corre dietro a sciami di donnette scollacciate e leggiadre (66-71)1 Anche voi, se avete senno, imitando modello si egregio, non vogliate diventar pallidi nel seguire le fantasticherie dei filosofi, ma piuttosto mettetevi a corteggiare fanciulle, passando quel tanto di vita che vi resta in gozzoviglie con lene allegrezza (72-76) ». La satira è un’ ànoavoocf i) agli amici : perspicua nella disposizione delle idee, un po’ velata negli intendimenti del poeta. Nulla risulta di preciso circa l’anno in cui fu scritta; tutt’al più si può congetturare da alcuni accenni (patria loca, leges, senatus) che la prima stesura ne sia stata fatta negli anni quando Meleda, retta ancora dallo Stato di Ragusa,conservava i vecchi statuti: probabilmente dunque sul declinare dell’indipendenza ragusea, cioè verso il 1808 (tramonto della repubblica): periodo (1804-1810) dell’attività più feconda del Resti satirografo. La prima