— no — Romanos referunt an patres indole Grajos Legum latores, Minoa, Solona, Lycurgum? Haec juvat ex vobis cognoscere; nam mihi adhuc nil Est audire datum, veluti si indoctus et excors 50 parvi, a differenza di quanto ricorda Orazio degli antichi Romani (O. II, 15, 13, privatus illis census crai brevis, commune magnum), a Meleda anche 1’ erario pubblico (della comunità) è esiguo. — senatus (consiglio dei notabili), ironico: la parola sena/us in senso burlesco ricorre più volte in Plauto, Aul. 549, Epid. 159, Most. 1049 ecc. 47-48. referunt indole redduni (rendono, ritraggono, richiamano). Cfr. Verg. Aen. IV, 328, si quis mihi parvolus aula luderet Aeneas, qui ie iamen ore referret (che pure a le sembianze ti richiamasse, Albini); Tac. Germ. XL1II, Marsigni et Buri sermone cultuque Suebos referunt (ricordano) : indole quasi generositate quadam virtutis, atque animi (Valla, op. Cit., p. 295); Livio I, 3, 1 e 1,23, 10; Verg. Aen. X. 826, quid pitis Aeneas dabit tanta indole dignum ? Indoles è quindi la tempra di virtù e d’animo. L’indoles degli abitanti di Meleda non è dunque segnis, tarda, rozza (Tac. Ann. XII, 26), ma praeclara (Tac. Hist. I, 15). —patres, titolo onorifico, esprimente venerazione, usato spesso dai poeti (Virgilio, Orazio ecc.). Anche in greco, Odyss. ri, 28 ¡¡eìve JtàvSQ e altrove. Cfr. Resti, Sat. XX, 160, Grajorumque patres multo veneratus honore, multo Romanos, quorum est sapientia princeps : se patres sia titolo dato solo ai Greci, o anche ai Romani, non è sintatticamente perspicuo; certo è invece (e questo basta) che il veneratus del secondo esempio si riferisce anche ai Romani. Tradurre mantenendo l’ordine del poeta: rendono nella loro tempra i Romani o i padri Greci legislatori? — Grajos, la forma illustre di Graecos è qui usata per risalto di comicità. — Minoa etc., anche Tacito (Annales Ili, 26) ricorda insieme i tre più celebri legislatori della Grecia, prima di accennare ai Romani. — I vv. 41-46 somigliano ai vv. 25-27 della Sat. IV per il concetto e per l'espressione. Gli abitanti di Meleda erano attaccati e ossequenti alle loro antiche istituzioni : nel 1815, quando, dopo tre anni e mezzo di ottima amministrazione inglese, sbarcò a Meleda, per prendere possesso dell’isola, la commissione austriaca, i notabili la accolsero con queste parole: «Ben venuti, giacché siete venuti; soltanto non imponete a una vecchia terra leggi nuove > (L. Vojnovic, Pad Dubrovnika, Zagabria, 1908, II, p. 312 n. 3). Non mi pare che questo squarcio sulle leggi sia, come vuole lo Srepel, la parte meglio riuscita della satira. Stilisticamente, non certo; troppe domande retoriche, tessitura un po’ monotona dei periodi. C’è invece qui dell’umorismo, nell’intenzione e nella tonalità lessicale, risultante dallo squilibrio tra la forma solenne delle domande e la mentalità della povera gente, cui si riferiscono: i buoni Melitensi, così spesso e forse a torto gabellati dai Ragusei, nelle satire e nelle commedie, per Abderiti ; onde fu detto che anche le idee e le similitudini del „Marunko" s’attagliano alla grossa natura di que’ rozzi isolani > (G. Druschich, in Galleria ecc.). - nil, il monosillabo finale del-l’esametro mette in comica evidenza il concetto (nil) che il poeta ritiene degno di maggior attenzione. Anche qualche verso di Orazio termina con nil. (Epist. I, 15, 33). 50. est audire datum, USO poetico — indoctus et excors, Cic. Tusc. 1,9, 18, aliis cor ipsum animus videtur, ex quo exeordes, vaecordes concordesque dicuntur (hanno origine le espressioni), quindi excors = stolidus, cfr. Hor. Epist. Il, 1, 184, indoeli stolidique — velut si, introduce una prop. comparativa condizionata (caso ipotetico) col cong. (essem). Cicerone, per accentuare l’ironia, avrebbe qui adoperato quasi