— 218 — neventana esso va in gran parte rifatto. Secondo noi, gl' inizi di questa scrittura devono porsi in Dalmazia intorno al 1000 o pochissimo tempo prima. Anteriormente era in uso un tipo abbastanza ben formato di carolina, coltivato quasi esclusivamente negli scrittori delle cattedrali. La beneventana si impose subito, come si può inferire dal «Passionale Martyrum » e dal < Liber psalmorum» spalatino e da alcuni fogli di un commentario ai Salmi, contemporaneo, ma di lettera più bella di quella usata dallo « scriptor Maius», fogli che abbiamo rintracciato nell’ Archivio di Stato di Zara e che certamente provengono dallo scrittorio di san Orisogono. Il frammento zagabrese dell’ epistola di s. Paolo « ad Philippenses », di incerta provenienza, non può fornire nessun sicuro elemento di giudizio. La beneventana dominò durante tutto il secolo XI e nel primo quarto del XII, ma non riuscì forse mai a cacciare completamente di nido la carolina. Intorno al 1130 la lotta tra le due scritture è evidentissima, lotta che ben presto si decide a favore della carolina: a Zara uno o due decenni prima che a Spalato, con questo di diverso che mentre a Zara il trapasso diede origine a una scrittura mista durata relativamente a lungo, a Spalato il passaggio fu più rapido1). A cominciare dalla metà del sec. XII circa, la beneventana è confinata nei monasteri benedettini, dove dura ancora circa un secolo. Questi lineamenti generali che, se Dio vorrà, tra non molto svilupperemo in un nostro lavoro sulla cancelleria medioevale del comune zaratino, trovano perfetta rispondenza e un’ampia documentazione nei numerosissimi documenti e in non pochi codici, conservati a Zara, che ci siamo curati di esaminare attentamente. Per Spalato le nostre deduzioni sono principalmente fondate sui documenti del monastero di san Ranieri. Diciamo ciò perchè non paia che con troppa leggerezza — e in una modesta recensione — abbiamo voluto contradire a risultanze fondamentali di un'opera che, come questa del N., vorrebbe essere definitiva. A chi però abbia una anche mediocre conoscenza del materiale paleografico dalmata non sarà sfuggito come le risultanze del Novak si fondino su un complesso di monumenti che rappresentano forse la ventesima parte del materiale in beneventana noto agli studiosi. Il cardine delle sue investigazioni è costituito dal Missale plenum » della biblioteca metropolitana di Zagabria: oltre a questo egli non conosce direttamente che gli otto fogli del « Liber psalmorum » annesso al « Passionale Martyrum» in carolina; una mezza dozzina di documenti notarili e un’altra mezza dozzina di frammenti di codici conservati anch’ essi a Zagabria. Tutto l’altro materiale disseminato nelle biblioteche d’Italia e dell’ estero, tutto il materiale restato in Dalmazia, gli è ignoto: ignoti i numerosi e doviziosissimi archivi zaratini dove specialmente i documenti sommano a diecine; ignoto il materiale di Ragusa, ignoti i codici di Traù (il N. li conosce soltanto attraverso le riproduzioni fatte dal Folnesics delle loro miniature) e ignoto, allora, l’Evangeliario Spalatense. *) Caratteristico è a questo proposito un documento conservato nella busta « san Ranieri dell’archivio delle benedettine di Zara. 11 KUKULJEVIC (Codex diplomáticas, Zagabria, 1876, voi il, pag. 38) e lo SMICIKLAS (Codex diplomaticus, Zagabria, 1904, voi. II, pag. 58) gli attribuiscono l’anno 1145. E' certamente scritto da un alunno dello scrittorio della cattedrale spalatina (« Doimus clericus... ex iussione domini presbyteri Cernotte »), e nelle sue particolarità grafiche rispecchia assai bene il trapasso dalla beneventana alla carolina. Nettamente beneventane sono l’a, l e, la r in mezzo e in fine di parola, le legature ci (li) e ri e forse l’abbreviatura rum in fine di parola. Le altre lettere sono tutte in una carolina un po' angolosa e serrata, simile a quella dell' « Origene » dell’ Archivio Capitolare. Per il testo del documento vedi anche V. BRUNELLI in Rivista dalmatica, Zara, a. IV (1907), fase. I, pag. 141.