- 231 - sappiamo che se ne trovano dovunque nella decorazione prelombarda. Se non è il caso di dire che questo motivo decorativo ha fatto il viaggio in senso inverso, dall'Europa in Siria, per lo meno lo si dica appartenere all’arte mediterranea in generale. Sulla scorta di questa decorazione e delle caratteristiche paleografiche nell’ iscrizione del zupano Oodeslao incisa sopra la stessa porta, il Jelic ritiene s. Croce sorta nella seconda metà dell’Vili secolo; il nostro autore la crede del principio del sec. IX; più innanzi ne vedremo il perchè. Della chiesetta di s. Orsola, la cui distruzione alla nostra generazione non va imputata, la descrizione e gli apprezzamenti sono esatti. Appartiene essa infatti a quelle costruzioni centrali, — rare del resto — nelle quali le absidi semicircolari che ricorrono all’ ingiro visibili anche all’ esterno, hanno funzione di contrafforti. .La nostra è un esagono iscritto in un cerchio; cinque lati dell’esagono si aprono ad abside, il sesto si prolunga a corridoio, che a un certo punto piega ad angolo retto. Sono dunque gli angoli dell’ esagono che reggono il peso della cupola, come nel s. Vitale di Ravenna, mentre le absidi o conche ne garantiscono la stabilità. Fu lo Strzygowski il primo a descrivere le condizioni statiche di questo genere di costruzioni. Due sole chiesette di questo tipo si riscontrano in Dalmazia: la nostra e s. Trinità a Paludi presso Spalato. E appunto perchè manifestazioni d’arte di gran rarità, la ricerca delle loro origini è per il nostro autore fatica non priva di seduzioni. Egli giustamente osserva esser necessario considerare anzitutto il battistero del nostro Duomo, costruzione che esula dal suo programma, perchè di gran lunga anteriore al principio del IX secolo, ma che ha marcate analogie con s. Orsola e fu dagli studiosi osservata con speciale interesse. Sebbene apparentemente diverso dal tipo di s. Orsola, in sostanza è del tipo istesso, con la sola differenza, che le sue conche non sono all’ esterno visibili; esse s’aprono nello spessore del muro che esternamente forma un secondo esagono. Il Lasterie lo confronta con un edifizio nella Siria; lo Strzygowski, che ne trovò in oriente egli pure di simili, afferma che battisteri di questo tipo erano conosciuti nelle regioni mediterranee già nel V secolo. Noi dobbiamo credere col nostro autore così all’uno come all’altro e ritenere che il nostro battistero sia del VI sec. all’ incirca. Ma quale e quanta fu la parte che ebbe l’Oriente nella formazione di questo tipo di costruzioni? Non possiamo considerare il battistero e s. Orsola, senza che al pensiero ci si presentino le sale termali e le cappelle funerarie antiche, quelle tuttora esistenti e quelle conservateci nei disegni del Sangallo. Questi prototipi romani passarono, non v’ ha dubbio, in oriente, ma non ritornarono a noi nella purezza delle loro forme originarie ; nel frattempo le loro primitive callotte poggianti sul muro perimetrale s’erano trasformate in cupola isolata nel centro dell’edificio secondo gli insegnamenti orientali; essi sentirono anche l’influsso di Bisanzio, delle cui grazie si adornarono, e adattatisi ai bisogni del culto cristiano, ricomparvero sul suolo che vide le loro prime origini. Il nostro battistero tenne forse una via più lunga, perchè passò dapprima per Bisanzio, ove per la cupola adottò il così detto tipo festonato giustinianeo, poi per Ravenna, ove prese gli speroni d’angolo e le alte murature, entro le quali si nascose la cupola. Nella sua planimetria esso ricorda s. Orsola, la quale dovrebbe esser sorta essa pure nel VI o VII secolo. Ma la più importante tra le costruzioni a tipo centrale in Zara è il s. Donato. Il nostro autore ne fa una descrizione particolareggiata ed esatta; unico errore, quando parla della porticina, ora murata, che s’apriva in fondo alla scala, per la quale si ascendeva al piano superiore; la relativa vignetta è tolta dall’opera